17/03/2022 di Redazione

Fake news e social media, la guerra russo-ucraina è anche online

Google prosegue l’opera di supporto alla popolazione ucraina, mentre le sanzioni Ue colpiscono l’ex amministratore delegato di Yandex. Facebook e Twitter combattono le fake news.

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La guerra tra Russia e Ucraina si riflette nella dimensione digitale, dove non ci sono bombe ma proliferano attacchi informatici e disinformazione, così come - in positivo - trovano spazio le testimonianze delle vittime, le campagne di solidarietà e il tentativo di scalfire la censura del Cremlino. Nel conflitto armato e geopolitico in corso i social network sono schierati e i motori di ricerca anche, e le notizie arrivano su base quotidiana. Dopo le tante iniziative di uscita dalla Russia e di blocco commerciale, già emerse nelle settimane scorse, in questi giorni anche il produttore di chip Qualcomm ha annunciato l’interruzione delle vendite a società russe, in accordo con le sanzioni volute da Joe Biden.

 

Nel mondo dei social network, intanto, si consuma una parallela battaglia tra informazione e disinformazione. Facebook e Twitter stanno cancellando i post che sostengono la tesi negazionista sull’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol, sul quale nemmeno le immagini di Associated Press e le notizie sulle vittime non dovrebbero lasciare dubbi. Ma la query “Ucraina ospedale pediatrico fake” su Google produce 150mila risultati. Anche i canali social dell’ambasciata russa (almeno 18 account, tra Facebook, Twitter e Telegram, secondo le analisi di FakeReporter) hanno veicolato post in cui si sosteneva la tesi della finzione mediatica, contenuti poi rimossi dagli amministratori delle piattaforme.

 

Sull’altro fronte, il Cremlino ha rafforzato il muro della censura vietando in patria l’accesso a Facebook, Instagram e Twitter. Quest’ultima ha però attivato da qualche giorno una versione “onion” della piattaforma, ovvero un servizio che permette di accedere a Twitter attraverso la rete Tor, aggirando così il blocco vigente in Russia, oltre che in Corea del Nord, Cina e Iran. Parallelamente alla censura, la guerra online si concretizza anche nell’uso dell’intelligenza artificiale finalizzata alla disinformazione: su Facebook è circolato nei giorni scorsi un video deep fake, poi rimosso, nel quale il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede al suo popolo di deporre le armi. Un falso nemmeno troppo ben confezionato, con un fotomontaggio dalle proporzioni inesatte e con una voce artificiale troppo grave rispetto a quella reale di Zelensky.

 

 

 

 

 

Gli schieramenti sui due fronti sono chiari anche nell’ambito dei motori di ricerca. Google sta contribuendo in vari modi sul piano dell’informazione e della protezione della popolazione ucraina, per esempio evidenziando tra i risultati Serp le pagine utili per chi è in fuga, o decidendo di sospendere su Maps alcune informazioni sul traffico e sull’affollamento dei luoghi, per evitare che le forze armate russe sfruttino questi dati per colpire. Inoltre da qualche giorno in Ucraina è stato attivato sugli smartphone Android un servizio di notifica del rischio di raid aerei, basato sugli avvisi ufficiali del governo di Kiev.

 

Sul fronte Russo, il colosso digitale Yandex (proprietario dell’omonimo motore di ricerca, il “Google russo”) starebbe progettando di scorporare le attività media, cioè il portale di notizie Yandex News e la piattaforma di blogging Yandex Zen. Così riportano indiscrezioni di testate russe, confermate da TechCrunch. Intanto l’ormai ex amministratore delegato di Yandex, Tigran Khudaverdyan, ha dato le dimissioni: il suo nome è nella lista degli oligarchi e delle personalità colpite dalle sanzioni della Commissione Europea, accanto a quelli di Kostantin Ernst, amministratore delegato di Channel One Russia, dell’imprenditore Roman Abramovich e di un’altra dozzina di magnati.

 

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