05/06/2018 di Redazione

Google sceglie la pace e rinuncia ai droni militari del Pentagono

Dopo le proteste di migliaia di dipendenti, la società di Mountain View ha scelto di non rinnovare l'impegno in Project Maven, iniziativa del dipartimento della Difesa a cui era stata prestata l'intelligenza artificiale di TensorFlow.

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Google opta per la pace, intesa sia come pacifismo sia come politica distensiva nei confronti dei dipendenti e delle polemiche mediatiche. In migliaia avevano firmato la lettera aperta indirizzata all'amministratore Sudar Pichai per chiedere di rinunciare a Project Maven, il progetto sperimentale del Pentagono, a base di intelligenza artificiale, computer vision e droni. La tecnologia e le Api di TensorFlow, la libreria software di Google, erano state impiegate per le analisi delle immagini e dei video catturati dai velivoli automatici.

E questo tipo di utilizzo non era piaciuto ai dipendenti di Big G, nonostante sia dall'azienda sia dal dipartimento della Difesa fossero giunte rassicurazioni sugli scopi del progetto: i droni “intelligenti”, capaci di risconoscere gli oggetti filmati, avrebbero potuto essere impiegati in attività di ricognizione o soccorso. Non sarebbero diventati, dunque, armi di precisione capaci di sganciare ordigni sul bersaglio prescelto.

L'amministratore delegato di Google Cloud, Diane Greene, ha però infine ceduto alle pressioni e ai timori di un negativo ritorno di immagine, comunicando ai dipendenti che il contratto con il Pentagono non sarà rinnovato dopo la scadenza, nel 2019. Questo hanno svelato le fonti di Gizmodo, secondo le quali in realtà dietro Project Maven ci sarebbero stati interessi corposi. Da uno scambio di email ta dirigenti Google, infatti, trapelava la convinzione di aver trovato opportunità ghiotte di fare affari con organismi militari e agenzie di intelligence. Trapelava, inoltre, l'intenzione di sviluppare algoritmi di intelligenza artificiale specifici per il Pentagono, che sarebbero serviti a scopi di videosorveglianza.

Project Maven sarebbe stato quindi solo il primo passo o, se vogliamo, la chiave di accesso a un mondo su cui gravitano interessi e soldi notevoli. Come si legge in un messaggio di posta elettronica scritto da Aileen Black, dirigente della business unit di Google che porta avanti le collaborazioni con il governo (Industry Lead and Group Leader US Government), si sperava di ottenere autorizzazioni di livello superiore all'interno del programma Federal Risk and Authorization Management Program, autorizzazioni di “inestimabile valore”. La polemica mediatica seguita alla petizione dei dipendenti, tuttavia, ha fatto optare per una marcia indietro. E la prossima settimana, a detta delle fonti, Google pubblicherà nuovi principi etici sull'impiego dell'intelligenza artificiale.

 

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