L’anno scorso la travagliata Htc ha deciso di gettarsi nel mondo della blockchain, svelando il primo telefono compatibile con questa tecnologia, l’Exodus 1. Il dispositivo era acquistabile fino a poche ore fa soltanto con criptovaluta, ma da oggi le persone desiderose di mettersi la blockchain in tasca potranno pagare lo smartphone con moneta fiat. Htc offre infatti il device a 699 dollari, un prezzo da fascia media. Ma questa non è l’unica novità per l’Exodus 1. Il telefono si è arricchito anche di una ventina di nuove applicazioni decentralizzate, note come Dapps, operative sulla catena di blocchi e quindi non controllabili da un’unica entità. Fino ad oggi l’unico software degno di nota utilizzabile sul cellulare era Cryptokitties, app diventata famosa a fine 2017 (durante la frenetica corsa dei prezzi delle criptovalute) che permette di creare e scambiare gattini virtuali pagandoli in ethereum.
Numbers, per esempio, traccia alcuni dati dei proprietari dello smartphone, come il numero di passi percorsi in un giorno o le attività di guida, e permette all’utente di rivenderli in cambio di criptovalute. Il software è sviluppato da un’azienda taiwanese e mostra quali informazioni possono essere tracciate e quali società sono interessate ad acquistarli.
L’obiettivo primario di Htc è quello di ampliare il più possibile la popolarità dell’Exodus 1, consapevole però del fatto che si tratti ancora di un prodotto di nicchia e in fase sperimentale. Non a caso la compagnia sta pensando di lanciare un programma di bug bounty per consentire agli utenti più esperti di rintracciare eventuali vulnerabilità nel software e di segnalarle, ricevendo probabilmente delle ricompense. E c’è quasi da giurare che si tratterà di premi pagati in criptovalute.