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Ibm rende aperti i processori Power

D’ora in avanti, qualunque costruttore avrà il diritto di progettare un chip personalizzato basato sull’architettura Power senza dover pagare royalty. Aws, Microsoft e Google potrebbero essere i primi interessati.

Pubblicato il 27 agosto 2019 da Redazione

Dopo aver completato l’acquisizione di Red Hat per 34 miliardi di dollari, Ibm fa ora un altro passo importante in direzione open source. Diventa pubblico, infatti, il set di istruzioni dei processori Power, fin qui creati, sviluppati e proposti unicamente da Big Blue.

La mossa servirà per attrarre interesse verso un chip di nicchia, poiché ora costruttori indipendenti potranno sviluppare prodotti innovativi con processori Power personalizzati, senza più l’onere di dover pagare royalty. Chiara l’intenzione di provare almeno a infastidire il leader di mercato Intel.

Oltre a Isa (Instruction Set Architecture), Ibm prevede di rendere aperte altre tecnologie, a partire dall’implementazione software del set di istruzioni-base, ma anche lo schema dei bus OpenCapi (Open Coherent Accelerator Processor Interface) e Omi (Open Memory Interface), che consentono di aumentare l’ampiezza di banda fra i processori e le altre componenti. L’obiettivo è migliorare le performance degli algoritmi di intelligenza artificiale e delle elaborazioni cloud, particolarmente sensibili ai colli di bottiglia.

La licenza del set di istruzioni del Power viene conferita alla community Open Power Foundation, a propria volta sotto l’egida della Linux Foundation. Diritti e brevetti delle personalizzazioni potranno essere sfruttati dai progettisti terzi se le implementazioni avverranno sulla Isa standard (per questo occorrerà la validazione di un gruppo di governance specifico). Il lavoro di altri contribuirà a migliorare le schede di espansione per i server Power.

La mossa appare la logica conseguenza di una politica di apertura che era già iniziata con la concessione a una decina di produttori di poter costruire server Power che funzionano con software open source. Ibm spera di poter aumentare una quota di mercato nei processori che non è mai diventata significativa, pur in presenza di vendite stabili delle macchine. Fra i primi interessati ai nuovi sviluppi ci potrebbero essere i grandi attori del cloud, come Aws, Microsoft e Google, che sono oggi i più grandi consumatori di soluzioni server.

 

Tag: processori, open source, Ibm Power

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