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Ibm si fa ispirare da bitcoin per cambiare i processi di business

Big Blue ha pubblicato su Github 44mila linee di codice per aiutare gli sviluppatori a implementare nuove applicazioni sfruttando le blockchain: gli algoritmi che oggi regolano anche la creazione e le transazioni della criptovaluta. L’obiettivo è applicare il concetto di rete peer-to-peer open source e sicura per lo scambio di valore anche al contesto aziendale.

Pubblicato il 17 febbraio 2016 da Alessandro Andriolo

Ibm ha deciso di sposare in pieno la filosofia aperta, orizzontale e condivisa alla base del fenomeno economico degli ultimi anni. Si parla dei bitcoin, la criptovaluta nata nel 2008 che sta lentamente rivoluzionando le transazioni economiche mondiali, e del protocollo che sottende alla gestione degli algoritmi che regolano gli scambi. In una parola, blockchain, o catena di blocchi: una sorta di “libro mastro” digitale potenzialmente infinito, accessibile e controllabile da tutti, che nel caso dei bitcoin mantiene una lista delle operazioni effettuate con una sicurezza pressoché assoluta, senza che nessuno possa prenderne il possesso o alterarne i risultati. Ebbene, come detto Ibm (e con lei molti altri colossi finanziari e tecnologici, tra cui il London Stock Exchange Group) si sono dimostrati molto interessati a questa tecnologia peer-to-peer altamente distribuita, per provare a testarne l’utilizzo anche in campi diversi da quello dei bitcoin.

Per questo, Big Blue ha deciso di pubblicare su Github 44mila linee di codice realizzate con il cappello dell’Hyperledger Project della Linux Foundation, per aiutare gli sviluppatori a progettare “libri mastri” (ledger) sicuri e distribuiti che possano essere sfruttati per scambiare e condividere qualsiasi cosa che abbia valore. Sì, perché il protocollo blockchain, essendo open source e replicabile potenzialmente da chiunque, può essere adattato e implementato anche per un utilizzo aziendale in contesti applicativi ancora tutti (o quasi) da esplorare.

Non solo nella finanza e nel mondo industriale, quindi, ma anche in altri ambiti della vita sociale e di relazione umana come, per esempio, il piano politico. Una condivisione estrema di conoscenze, beni e “valori” in senso lato, gestiti e scambiati senza il controllo centrale di istituzioni storiche, come sono nel caso lampante dei bitcoin le banche centrali. Istituzioni sostituite da una rete orizzontale, aperta e condivisa, composta da blocchi (nodi) che contribuiscono a validare ogni singola operazione (per avere l’ok è necessaria l’approvazione dal 50% più uno dei nodi).

 

La blockchain è "l'anima" pensante della criptovaluta Bitcoin

 

Con la collaborazione di 35 ricercatori e sviluppatori software della Linux Foundation e con l’aiuto di oltre cento ingegneri, Ibm ha voluto scrivere il codice che, secondo i piani aziendali, porterà alla realizzazione di nuovi servizi blockchain e di una nuova classe di applicazioni “ledger”. Grazie ai servizi, disponibili sulla piattaforma cloud Bluemix, gli sviluppatori potranno avere pieno accesso a strumenti DevOps completamente integrati per la gestione dei blocchi. Le applicazioni, inoltre, potranno essere distribuite appoggiandosi ai mainframe della famiglia z Systems.

Ma il “secondo” occhio di Ibm è puntato direttamente all’Internet delle cose. Tramite Watson IoT Platform, infatti, sarà possibile utilizzare con una blockchain le informazioni provenienti dagli oggetti connessi e validare così, in modo autonomo e decentralizzato (e con una velocità di esecuzione maggiore), “contratti intelligenti” che rispettino una serie di termini e criteri soggetti a evoluzione nel corso del tempo.

“Per esempio, si prenda in considerazione un pacco connesso all’IoT che si sposta tra punti di distribuzione multipli”, ha spiegato Ibm, “la posizione del pacco e le informazioni sulla temperatura possono così essere aggiornate su una blockchain. In questo modo le varie parti in causa possono condividere i dati mentre il pacco si muove, in modo che vengano sempre rispettati i termini previsti dal contratto”.

 

 

Infine, per accelerare la progettazione e lo sviluppo di nuove applicazioni blockchain, Big Blue aprirà dei “laboratori”, chiamati Ibm Garage, a Londra, New York, Singapore e Tokyo. In questo modo, gli esperti del colosso di Armonk collaboreranno con gli sviluppatori sull’implementazione di blockchain sul lato aziendale. La divisione Global Business Services espanderà ulteriormente la propria attività di consulenza per i clienti nei mercati bancario, finanziario e logistico.

 

Tag: ibm, bitcoin, github, blockchain

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