08/02/2021 di Redazione

La data experience contraddistingue la strategia di Pure Storage

Dopo l'acquisizione di Portworx, il vendor si affida più che mai a software e servizi per la gestione dei dati. Il modello as-a-service si aggiorna e puntella quanto costruito negli ani con la tecnologia flash.

Per Pure Storage parlano le cifre. Nell’anno fiscale 2020, le vendite sono aumentate fino a raggiungere gli 1,64 miliardi di dollari e, in modo particolare, è salito del 29% quanto ricavato dal filone as-a-service. Per molto tempo, il vendor ha costruito la propria fortuna sullo sviluppo della tecnologia flash e su una proposizione originale delle soluzioni offerte, puntando sulla flessibilità e l’automazione degli aggiornamenti per contrastare i big dello storage.

Oggi, il vendor parla di modern data experience per definire il proprio posizionamento: “Non ci occupiamo di semplice conservazione dei dati, ma della loro operatività per le aziende”, precisa Mauro Solimene, country manager di Pure Storage Italia. “Siamo sempre stati in grado di interpretare in anticipo l’evoluzione del mercato ed è per questo che siamo cresciuti di oltre il 55% in cinque anni. Oggi, viviamo in uno scenario reso incerto dalla pandemia e nessuno sa veramente come si svilupperà il business. I clienti, quindi, vogliono soprattutto rimanere flessibili e noi siamo l'unico fornitore sul mercato che offre abbonamenti anche di dodici mesi”.

Pure-as-a-Service costituisce l’asse portante dell’offerta in questa fase, alla luce di un successo basato sull’opportunità per i clienti di controllare e prevedere meglio i costi e di attivare le risorse in base alle necessità senza più preoccuparsi di installazioni e manutenzioni. Nella più recente versione 2.0, la proposizione è strutturata su diversi livelli, due dei quali dedicati alla componente Unified fast file and object storage e quattro per quella a blocchi: “Viene integrato contiene un motore analitico come Pure1, che consente di gestire lo storage da qualunque dispositivo”, specifica il channel technical manager Umberto Galtarossa. “Inoltre, i dati ora non possono più essere salvati solo onsite o presso un colocator, ma anche appoggiandosi agli hyperscaler”.

Mauro Solimene e Umberto Galtarossa, Pure Storage Italia, durante l'incontro con la stampa

Con l'acquisizione di Portworx nel settembre 2020, Pure Storage si è rafforzata anche nel settore cloud native e container. La tecnologia Px-Enterprise, assorbita nella propria offerta, è in grado di gestire gruppi di container nell’infrastruttura It ed è evoluta verso lo storage multicloud.

A riprova dell’interesse suscitato sul mercato dalle recenti evoluzioni e ratificato dall’acquisizione di 1.700 nuovi clienti solo nell’ultimo anno, arriva la testimonianza di una realtà come Iris Ceramica, come tante alle prese con il processo di trasformazione digitale: “Dopo aver rinnovato il sistema gestionale con Infor e il Plm”, racconta il group Cio Francesco Verde, “abbiamo affrontato il tema dell’infrastruttura storage. L’obiettivo era non occuparsi più dell’evoluzione tecnologica. Pure Storage ha aggiunto una particolare rapidità di installazione, senza impatti operativi. Da due mesi lavoriamo con la nuova piattaforma e abbiamo ottenuto velocità di 10 volte superiori rispetto a prima. Per ora, però, non abbiamo sposato una scelta cloud, perché ci pare un cambiamento troppo drastico”.

 

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