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La guerra fra Apple e Qualcomm travolge ancora i fornitori asiatici

Il chipmaker californiano ha fatto richiesta di un'inguinzione preliminare, che obbigherebbe quattro fornitori asiatici della Mela - Foxconn, Pegatron, Wistron e Compal – a pagare le licenze non corrisposte finora. È l'ennesimo capitolo della contesa legale sui modem Lte usati negli iPhone.

Pubblicato il 26 maggio 2017 da Valentina Bernocco

Mentre con Nokia, sui brevetti, Apple ha trovato una soluzione pacifica, Qualcomm è un altro paio di maniche. Dopo aver citato in giudizio, pochi giorni fa, anche quattro fornitori asiatici della società di Cupertino (Foxconn, Pegatron, Wistron e Compal), il chipmaker oggi lancia l'ennesima controffensiva chiedendo per loro un'ingiunzione preliminare che li obbligherebbe al pagamento di royalties. Controffesiva, sì, perché la prima mossa era stata quella di Apple, che a gennaio aveva fatto causa a Qualcomm accusandola di pratiche contrattuali scorrette e non concorrenziali, nonché dell'imposizione di un costo esagerato sulle licenze d'uso dei suoi modem Lte Snapdragon all'interno degli iPhone.

A detta dell'azienda di Tim Cook, i prezzi sarebbero cinque volte più alti di quelli mediamente pagati per altre licenze, andando a incidere eccessivamente sul costo finale dei melafonini (circa 15 dollari aggiuntivi, secondo i calcoli di Fortune), senza peraltro avere a che fare con elementi a valore aggiunto e innovativi degli iPhone bensì con tecnologie basiche ed essenziali, coperte da diritti di utilizzo Frand (Fair, Reasonable, and Non-Discriminatory). La richiesta di riscarcimento era stata corposa: un miliardo di dollari. Peraltro, su Qualcomm già pendeva un'indagine su presunte violazioni antitrust, avviata dalla Federal Trade Commission statunitense.

In risposta a tutto ciò, in aprile Qualcomm aveva a sua volta citato in giudizio Apple, accusandola di aver sfruttato sue tecnologie brevettate all'interno degli iPhone e degli iPad, senza però pagarne le licenze. E non è tutto: la Mela avrebbe deliberatamente messo mano ai modem Lte di Qualcomm per rallentarne le prestazioni, nell'intenzione di livellare le differenze con gli iPhone equipaggiati con prodotti Intel. Penultimo capitolo, come dicevamo, è stata la citazione in giudizio della settimana scorsa: si chiede anche a Foxconn, Pegatron, Wistron e Compal di saldare il pagamento delle licenze per le tecnologie finora usate a scrocco. “Questi produttori”, ha dichiarato Qualcomm in una nota, “non mettono in discussione i loro obblighi contrattuali pagare per l'uso di invenzioni di Qualcomm, ma dicono di dover seguire le indicazioni di Apple a non pagare”.

 

 

Un ricatto, insomma. Facendo leva sulla sua incredibile forza contrattuale, poggiata sulla leadership di mercato, la ricattratice Apple avrebbe “interferito nei rapporti di lunga data” fra Qualcomm e questi fornitori, bloccando così il pagamento di miliardi di dollari di royalty. L'azienda di Tim Cook, inoltre “spera di rendere la contesa insostenibile per Qualcomm e quindi di estorcere un accordo forzato che sa di non poter ottenere in tribunale”.

Si arriva così all'ultimissimo capitolo, quello di mercoledì scorso, cioè la richiesta di ingiunzione preliminare depositata in un stribunale distrettuale della California. Se accolta, tale richiesta potrebbe obbligare le quattro società a pagare, indipendentemente dall'esito finale della contesa fra i due colossi californiani. A detta di Qualcomm, il mancato saldo delle royalty sta comportando contraccolpi finanziari notevoli: 500 milioni di dollari in meno nel fatturato di un solo trimestre. Al contrario, le immense risorse di Apple (una riserva di contanti di oltre 256 miliardi di dollari) potrebbero consentire all'azienda di andare avanti all'infinito con altre cause, portando allo sfinimento l'avversario.

 

Tag: mercati, apple, qualcomm, brevetti, cause legali, foxconn

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