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Le applicazioni componibili, nuova frontiera dello sviluppo

Concetti come continuous delivery e agile development stanno cambiando il modo di concepire il nuovo software. Entando, realtà italiana nata solo pochi anni fa in Sardegna, sta già capitalizzando su un fronte dato in forte espansione.

Pubblicato il 14 febbraio 2022 da Roberto Bonino

Se diamo per assodato che stiamo vivendo in un mondo connesso sempre più basato sulle applicazioni, service-based e cloud-centrico, allora dovremmo cominciare a pensare alla fine dell’era del software monolitico. Il concetto anima gli sviluppi di una realtà come Entando, società creata nel 2015 in Sardegna da Walter Ambu e Paul Hinz, ma già capace di essere considerata da Gartner fra i “cool vendor” nel Web computing.

Alla base della proposizione dell’azienda c’è l’idea delle applicazioni componibili (composable applications, seguendo la definizione coniata proprio da Gartner), nella quale i blocchi funzionali di un’applicazione possono essere disaccoppiati dalla loro totalità. Se ne derivano componenti singole, che possono essere ottimizzate e riutilizzate per creare nuove applicazioni migliori rispetto alla somma delle parti che le compongono: “La fase post-Covid nella quale siamo immersi ha ulteriormente stressato la necessità del rapido adattamento alle dinamiche di mercato”, spiega Ambu. “Lo sviluppo può già far leva sulla logica DevOps per sostenere le necessità di continuous delivery, ma nelle aziende rimangono molte applicazioni classicamente monolitiche, capaci di consumare molte risorse e poco flessibili. Noi possiamo renderle composable”.

Walter Ambu, presidente e fondatore di Entando

Entando ha, infatti, sviluppato una piattaforma che può scomporre le applicazioni in microservizi specializzati, sfruttando quelle che Gartner ha definito packaged business capabilities (Pbc), dove si definisce l’integrazione fra i pacchetti così creati. Tutto confluisce in uno store interno di componenti, recuperabili attraverso la stessa piattaforma per essere utilizzati in altri progetti: “Il nostro concetto di automazione del processo di sviluppo si basa sul modello delle quattro C, ovvero Create, Curate, Compose e Consume”, descrive Ambu. “Ponendosi on top alla logica DevOps, consente di superare il gap ancora esistente con il business, aiutando a costituire fusion teams dove figure appartenenti ai due mondi possono lavorare insieme, utilizzando una terminologia condivisa”.

La piattaforma di Entando è cloud-native e gira su Kubernetes. All’interno, si trovano il motore per l’assemblaggio dei microservizi e quello per la generazione delle componenti, L’interfaccia utente per il disegno delle applicazioni, il repository per supportare il riutilizzo del codice, un Web content management system integrato e un sistema di autenticazione token-based.

Previsioni di mercato, come quella di Gartner e Ai Multiple, indicano come nel 2025 il 65% delle applicazioni sarà creato partendo da una logica composable e low-code: “Oggi è un settore ancora avanguardistico”; ammette Ambu, “ma la tendenza appare delineata, soprattutto per le aziende che hanno avviato una trasformazione digitale in modo strutturato”. Oltre che alle aziende utenti finali con team interni di sviluppo ben strutturati, Entando si rivolge soprattutto ai partner, che si occupano di creare le Pbc e poi realizzare più rapidamente applicazioni per i loro clienti. La rete è già ricca e comprende nomi come Accenture. Almaviva, Lutech, Leonardo Consulting, Reply Sytel, Sielte e Infordata, tra gli altri.

L’incrocio italo-americano dei fondatori si riflette anche nella presenza sul mercato. Se nel nostro Paese l’attività commerciale è già ben avviata e punta molto sulla Pubblica Amministrazione, il settore finanziario e l’energy, negli Usa un team strutturato è in via di costruzione (con il supporto di venture capital) e l’obiettivo è di arrivare complessivamente a un centinaio di persone in organico nei prossimi mesi.

 

Tag: sviluppo, kubernetes, devops, microservizi, composable applications

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