L’analisi dei Big Data (grandissime basi di dati) rappresentano una delle priorità dei Cio in tutto il mondo, e con essi la complessa gestione dei dati non strutturati, che secondo alcune ricerche rappresenterebbero l’85% delle informazioni acquisite e gestite nel complesso da una grande organizzazione.

Per spiegare in dettaglio la declinazione di Big Data nella lingua di Redmond, Microsoft ha sfruttato l’evento di lancio in Italia di Sql Server 2012, avvenuto questa settimana. E Luca Venturelli, Direttore della Divisione Server & Cloud di Microsoft Italia, ha così inquadrato l’annuncio della nuova versione piattaforma: “un prodotto completamente ripensato a livello di tecnologia core, totalmente aperto e interoperabile con le piattaforme non Microsoft (Java, Linux, ndr) e che non rappresenta un re-branding di qualcosa di esistente bensì un passo in avanti realmente innovativo sotto il profilo delle prestazioni e delle funzionalità”
Cosa mette sul tavolo Microsoft in tal senso è presto detto: capacità in-memory (garantite dalla tecnologia xVelocity, che promette prestazioni da 10 a 100 volte superiori rispetto al passato), maggiore velocità nella risposte alle query sottoposte al database e maggiore potenza di esplorazione dei dati in chiave business intelligence e data warehousing.
Ciliegina sulla torta, la soluzione cloud-ready di Sql Server 2012, prerogativa che si concretizza grazie alla piattaforma Windows Azure, per cui un servizio integrato basato su Apache Hadoop sarà rilasciato entro il primo semestre.
Gestire grandi volumi di dati: la ricetta di Redmond
I dati, questa l’essenza del Microsoft pensiero, vanno trasformati rapidamente in “business insight” capaci di guidare e accelerare i processi decisionali dell’azienda. Impattando in modo sensibile sui costi di gestione, a tutto vantaggio di Cio e Ceo in disperata ricerca di strumenti per tagliare le spese e aumentare efficienza e produttività.
Per il momento a baneficiarne sono aziende come Volvo, Revlon, Hsn e LG Chemical (clienti di cui sono spendibili le referenze) mentre in Italia di nomi la società non ne fa ma si tratta, parole dell’Ad di Microsoft Italia Pietro Scott Jovane “di aziende molto importanti”.
Nel presentare le virtù della propria soluzione Big Data, il gigante di Redmond ha inoltre molto enfatizzato l’interoperabilità e la flessibilità della sua piattaforma in chiave social media e social analytics. Mettere a fattor comune le informazioni sensibili dell’azienda con i dati pubblici disponibili su Twitter o Facebook è una possibilità ora agevolmente percorribile, così come quella di integrare le informazioni social con le applicazioni aziendali.
Altro plus evidenziato da Microsoft è la condivisione e la collaborazione attraverso Windows Azure Marketplace, spazio virtuale nella cloud che ospita centinaia di applicazioni e algoritmi di data mining di Microsoft e di terze parti il cui compito è quello di produrre “insight” di elevata rilevanza partendo da dati strutturati e non e utilizzando avanzati strumenti di business Intelligence (in questo senso operano i connettori Hadoop e i componenti aggiuntivi Hive per Excel) e i tool di data mining e data warehousing di Sql Server.
In Italia c’è mercato?
Fermo restando la validità della soluzione proposta da Microsoft sul fronte tecnologico, e la buona notizia dell’apertura a tecnologie fino a ieri “nemiche”, resta da capire se sul mercato italiano, dove il tormentone della prevalenza delle Pmi è sempre d’attualità, la gestione dei Big Data può avere un mercato nel breve e medio termine.
Luca Venturelli, Direttore della Divisione Server & Cloud di Microsoft Itali
Le applicazioni più “pesanti” di business intelligence e business analytics, infatti, sono per il momento appannaggio di pochissime grandi aziende, soprattutto nei settori finance e telecom, che si possono permettere le tecnologie e il know how (e quindi gli investimenti) per dipanare la matassa dei Big Data.
Senza contare che, in questo nuovo mercato, si sono già inseriti da almeno un anno i player storici della BI, come Oracle, IBM, Sas, Sap e Microstrategy, tutti con la loro tecnologia “in-memory” e con le prime soluzioni (per la verità ancora poco diffuse) per la gestione dei dati non strutturati e del flusso continuo di informazioni provenienti dai social media.
Venturelli, in tal senso, individua proprio nella combinazione tra Big Data e cloud computing l’asso nella manica di Microsoft: “grazie all’utilizzo di tecnologie collaudate e conosciute da migliaia di partner e alla flessibilità ed economicità del cloud, immaginiamo si possa aprire un nuovo mercato fatto di piccole e medie aziende che utilizzeranno queste soluzioni per offrire servizi di consulenza alle imprese di tutti i mercati, elaborando grandi quantità di dati, strutturati e non, per generare preziosi insight”.
Se Azure e Hadoop sono due tecnologie chiave per costruire l’ossatura di questa nuova offerta, PowerPivot per Excel e Power View sono i due strumenti che insieme possono determinare il successo di una business intelligence che si posiziona al vertice del mercato ma che resta relativamente facile da realizzare. Il primo è il motore che permette di creare modelli complessi di dati (anche con fonti diverse), mentre il secondo è un tool self-service basato su Web che consente di costruire visualizzazioni efficaci delle informazioni.
Per arrivare al cuore delle grandi aziende e per recuperare il gap temporale che la separa dai player della business intelligence nel segmento dei Big Data, Microsoft punta come sempre strategicamente sulla propria vastissima rete di partner e sull’alleanza con HP per l’offerta di un’appliance dedicata proprio all’elaborazione delle grandi quantità di dati (in diretta concorrenza con le tecnologie Oracle Exadata e IBM-Netezza).
Da questo puzzle di tecnologie e soluzioni, targate Microsoft e non, manca solo un tassello per completare la nuova strategia della multinazionale nordamericana in ambito business intelligence: la mobilità. Per questo ultimo passo, però, bisognerà aspettare l’autunno con il lancio di Windows 8.
Ha collaborato Gianni Rusconi