03/09/2021 di Redazione

Molte sfide per il 5G, tra edge, sicurezza e paura di deludere

Uno studio di F5 evidenzia le paure e le attese degli operatori di telecomunicazione. Per il 90%, il futuro è fatto di reti standalone.

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A che punto siamo con l’adozione delle reti 5G, e quale strada hanno scelto di intraprendere gli operatori di telecomunicazione dal punto di vista tecnologico? Un sondaggio realizzato da Idg Connect per conto di F5 ha interpellato tra novembre e dicembre 2020 163 manager di aziende telco (nordamericane, europee, africane e asiatiche), scoprendo che attualmente quasi tutti coloro che già offrono servizi 5G lo fanno attraverso reti 5G non-standalone. Ovvero reti prive di un “core” dedicato, che permetta alla connessione 5G di  esistere autonomamente. 

Questo scenario pare, tuttavia, destinato a cambiare. Il 18% degli operatori di rete intervistati alla fine del 2020 stava già implementando un core 5G standalone e un ulteriore 29% ha dichiarato di volerlo fare prossimamente. In Europa, in particolare, il 41% dei carrier ha già adottato o ha intenzione di adottare a breve una rete core con architettura 5G standalone, mentre nel medio periodo (entro la fine del 2023) ben il 90% degli intervistati europei ha intenzione di completare la transizione al 5G standalone.

Sfide e potenzialità del 5G

Nel frattempo, bisognerà garantire una transizione graduale dal 4G al 5G e ci sono alcune sfide tecniche da superare. In particolare, le più importanti sono l’unificazione delle policy di sicurezza del 4G e del 5g (citata dal 61% degli intervistati), l’internetworking tra le reti nuove e quelle legacy (53%) e la coesistenza delle rete virtuali (Vnf) con le funzioni native del cloud (Cnf).  “Le sfide tecniche identificate dagli operatori di rete mobile indicano quale sia la complessità nella gestione di reti 5G molto versatili e basate su tecnologie IT, che devono operare in parallelo con architetture 4G più tradizionali", ha commentato Bart Salaets, senior director of solutions engineering di F5. "Sebbene queste sfide siano superabili, è fondamentale che gli operatori di rete mobile considerino pienamente tutti gli aspetti che riguardano la sicurezza e l’interoperabilità nell'adozione di architetture 5G cloud-native".

Per quanto riguarda la sicurezza delle reti 5G standalone, le priorità degli operatori riguardano il core network signaling e, a seguire, la difesa dagli attacchi DDoS e la prevenzione delle intrusioni, i servizi edge e IoT e i servizi di configurazione della rete core. 

Il 5G saprà soddisfare le aspettative degli utenti, sarà davvero così rivoluzionario per le persone, la società e l’economia come molti lo definiscono? Gli operatori telco stessi hanno il dubbio che questa tecnologia non riesca a mantenere la promessa e non sappia aiutarli a lanciare rapidamente nuovi servizi. Mentre, però, in Asia e in Nord America questa è una preoccupazione diffusa (64% e 57% rispettivamente), in Europa solo il 34% dei carrier teme che il 5G possa deludere le aspettative. 

 

 

L’importanza dell’edge e della collaborazione

F5 sottolinea anche l’importanza dell’edge computing, cioè del calcolo “periferico”, collocato negli oggetti connessi e anziché nei dispositivi al centro di una rete. “L'edge computing”, ha dichiarato Salaets, “è fondamentale per mantenere la promessa del 5G di una connettività altamente efficiente con bassa latenza ed elevata capacità, e quindi è altrettanto fondamentale che gli operatori mobile dispongano di una strategia edge ben ponderata e sostenibile”. In questo momento F5 è al lavoro sullo sviluppo di soluzioni che permettano agli operatori di rete mobile di distribuire e proteggere applicazioni e funzioni di rete su più cloud e ambienti edge.

 

Quattro operatori su dieci a livello globale stanno già sviluppando le proprie reti edge o hanno intenzione di farlo.  Il 60% degli operatori telco intervistati si è è detto pronto o comunque disponibile a collaborare con con le principali piattaforme public cloud per sviluppare le capacità edge. Tra gli europei, però, solo il 18% afferma ha detto di aver collaborato o di voler collaborare con le piattaforme di cloud pubblico, mentre gli altri vedono nelle policy un ostacolo.

 

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