28/03/2017 di Redazione

Rapporti tesi fra Qualcomm e Samsung in Corea del Sud

La Fair Trade Commission del Paese asiatico ha accusato il produttore di chip di impedire al chaebol di vendere l’hardware Exynos anche ad altre aziende. Il gruppo californiano ha smentito tutto. Ma effettivamente Samsung utilizza queste soluzioni solo al

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C’è un mistero che circonda il perché Samsung non abbia praticamente mai venduto, finora, i propri chip mobile Exynos ad altri produttori. Le novità portare ieri dalla Fair Trade Commission della Corea del Sud, la Commissione adibita al controllo del commercio del Paese asiatico, parevano avvicinarsi alla risoluzione dell’enigma, ma sembra invece che non sarà così. Secondo le rivelazioni dell’organismo sudcoreano, Qualcomm starebbe bloccando la vendita dei chip di Samsung sin dal 1993, in seguito a un accordo sulle licenze dei brevetti siglato tra le due società. Nei primi anni Novanta le aziende trovarono un punto d’intesa per consentire al chaebol di realizzare soluzioni proprietarie, sfruttando brevetti essenziali di cui è titolare Qualcomm in merito alla tecnologia code division multiple access (Cdma, in italiano accesso multiplo a divisione di codice), un diffusissimo protocollo per le reti wireless.

Secondo l’accordo Samsung avrebbe dovuto utilizzare la tecnologia soltanto nei propri cellulari: in caso contrario, il gruppo asiatico avrebbe dovuto pagare pesanti commissioni. Diversi anni dopo, nel 2011, sull’onda del grande successo degli smartphone sudcoreani basati su chip proprietari, il chaebol cercò di modificare l’accordo in modo consensuale per cercare di trarre maggior vantaggio, ma le trattative tra i due gruppi si interruppero definitivamente nel 2013 in seguito al presunto diniego di Qualcomm.

La tesi sostenuta dalla Commissione in questo caso è la stessa che ha portato l’ente regolatorio a infliggere nel 2016 una multa da 815 milioni di euro a Qualcomm, in quanto il produttore statunitense avrebbe ripetutamente violato la normativa sull’accesso ai brevetti che coprono tecnologie essenziali, che dovrebbero rispettare invece termini cosiddetti Frand: Fair Reasonable and Non-Discriminatory (equi, ragionevoli e non discriminatori).

 

 

Ma l’azienda a stelle e strisce con una dichiarazione ufficiale ha smentito tutto. “Qualcomm non ha mai impedito a Samsung di vendere chip a terze parti e non c’è nessuna clausola nei nostri accordi che le abbia mai vietato di farlo. Qualsiasi affermazione contraria è falsa”, ha sottolineato in una nota la società californiana.

Chi ha ragione? Al momento non è dato saperlo. Certo è che i rapporti tra il produttore di chip americano e molti regolatori internazionali sono abbastanza tesi: oltre alla Corea del Sud, Qualcomm ha grane analoghe in Cina e in madre patria. L’azienda è il principale vendor di piattaforme hardware per il mercato mobile e Samsung ne è il maggior cliente, in quanto la casa sudcoreana utilizza per i propri dispositivi sia le soluzioni Exynos sia i chip Snapdragon.

 

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