Red Hat: “Al fianco di Openstack per garantire efficienza”
Con il rilascio di Openstack Platform 11 il vendor di soluzioni aperte conferma il proprio impegno verso la piattaforma cloud, di cui è il primo contributore in termini di righe di codice. Nel futuro della soluzione maggiore stabilità e container.
Pubblicato il 25 maggio 2017 da Alessandro Andriolo Pagine: 1, 2

Pochi giorni fa Red Hat ha rilasciato Openstack Platform 11, la nuova versione della propria soluzione per la gestione di risorse sulla nuvola. Basata sulla release “Ocata” di Openstack, la nuova versione introduce una serie di miglioramenti relativi in particolar modo alle procedure di aggiornamento, alle funzioni di networking e a quelle di gestione delle risorse cloud messe in campo. Abbiamo parlato di queste ultime novità, della strategia del vendor e del futuro a cui andrà incontro la piattaforma con Jeff Jameson, manager, Openstack & Cloud Infrastructure Product Marketing di Red Hat.
Jeff Jameson, manager, Openstack & Cloud Infrastructure Product Marketing di Red Hat
A febbraio la Openstack Foundation ha rilasciato Ocata, l’ultima versione di Openstack. In poche settimane Red Hat ha aggiornato Openstack Platform: quanto è forte il vostro impegno verso il lavoro di tutta la community?
Siamo impegnati al 100 per cento sia nei confronti della comunità di Openstack sia della Foundation. Lavorare in modo meticoloso con entrambe le realtà ci ha permesso di ridurre il gap fra le release distribuite in origine e la nostra versione, rafforzata e pronta alla produzione. Accorciare i tempi ci consente di far arrivare a clienti e partner le ultime funzionalità di cui hanno bisogno per il business. Inoltre, il nostro impegno è certificato da diverse evidenze, in quanto Red Hat è sin dagli inizi, per esempio, un top contributor e ha da sempre utilizzato gli strumenti di implementazione di Openstack sviluppati dalla comunità. Nel nostro caso ci serviamo di TripleO.
Quali sono i principali cambiamenti apportati a Openstack Platform 11 e quali saranno i più utili per le aziende?
La novità più importante è il supporto agli aggiornamenti componibili. In Red Hat Openstack Platform 10 avevamo introdotto i ruoli componibili, con cui è possibile spostare e combinare più facilmente i template all’interno di ruoli personalizzati. Un avanzamento che porta maggiore flessibilità. In questo caso, invece, forniamo un percorso di aggiornamenti più stabile fra le varie versioni supportate (dalla 10 alla 11, dalla 11 alla 12 e così via). Gli utenti possono godere di semplicità e affidabilità durante il processo e possono inoltre controllare, eseguire e personalizzare la logica di aggiornamento in maniera più trasparente.
Un altro aspetto di rilievo è la virtualizzazione delle funzioni di rete: Openstack Platform 11 supporta ora pienamente le macchine virtuali Vlan-aware, che quindi possono inviare e ricevere traffico incapsulato su Lan virtuali, mentre vengono implementate su Open vSwitch (Ovs) oppure su Ovs con il Data Plane Development Kit (Dpdk). Questo permette agli operatori di utilizzare meno schede di interfaccia di rete virtuali (vNic) per accedere a reti separate, riducendo così la complessità.
Ma Openstack Platform 11 introduce anche il supporto completo per la co-location di Ceph sui nodi Openstack, una funzionalità presente fino ad oggi solo in anteprima, e l’upgrade è la prima versione caratterizzata da una nuova gestione del ciclo di vita. Adesso offriamo supporto per un anno, con un processo di aggiornamento semplificato che porterà alle aziende la versione 12 quando sarà disponibile. Prevediamo però anche un’edizione “Long Life”, con supporto esteso per tre anni (più altri due opzionali), per le realtà che preferiscono (o che non vogliono) effettuare upgrade annuali. Una novità valida per ogni terza release della piattaforma. Un cliente può così restare sulla v10 e passare poi direttamente alla v13 e alla v16.
Dal vostro punto di vista, qual è oggi il punto di forza di Openstack e che valore porta alle aziende?
Secondo sondaggi che abbiamo effettuato fra i nostri clienti negli ultimi due anni, i cinque principali benefici di Openstack sono: riduzione dei tempi per lanciare nuovi servizi; un’infrastruttura più flessibile per andare incontro ai bisogni di business, in continuo cambiamento; tempi di risposta più veloci alle richieste di business; diminuzione dei costi It e distribuzione di nuovi servizi It. Lo scorso autunno agilità, efficienza e velocità erano visti come i principali vantaggi di Openstack; nel 2015 i costi erano al primo posto, ma adesso sono scesi al quarto. I dipartimenti It cercano ancora di incidere positivamente su questa voce, ma ormai non è più vista come priorità assoluta.
(continua)
Continua nella lettura:
- Pagina 1. Red Hat: “Al fianco di Openstack per garantire efficienza”
- Pagina 2. Openstack non teme container e ambienti di produzione
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