09/05/2014 di Redazione

Teradata è pronta per l'onda anomala dei Big Data

I risultati della multinazionale statunitense sono lusinghieri anche se l'impatto della gestione delle grandi moli di dati ancora non si fa sentire. La tecnologia però c'è, frutto di ingenti investimenti in ricerca e sviluppo e di recenti acquisizioni.

La spinta verso i Big Data arriva dalle esigenze del business. Su questa certezza si fondano le strategie di una Teradata sempre più agguerrita, nonostante molti dei progetti di utilizzo di grandi moli di dati, a livello mondiale e soprattutto italiano, siano ancora sulla carta.




Se la prospettiva dei “grandi dati” è ancora lontana dalle righe del conto economico, bisogna dire le fondamenta della multinazionale sono solide, visto che l’anno fiscale 2013 si è chiuso con un fatturato di 2.692 milioni di dollari (facendo registrare un seppur minimo incremento rispetto all’anno precedente) e con un utile netto di 459 (questo invece in lieve flessione). Teradata ha oltre 2.500 clienti in 77 Paesi e, come amano dire i manager statunitensi, tre quarti delle prime 20 aziende della classifica Fortune utilizzano le soluzioni di data warehousing e integrated marketing della “casa”.

Questi due comparti, quindi, compensano per il momento egregiamente il ritardo dei Big Data e, grazie a consistenti investimenti sia in ricerca e sviluppo sia in acquisizioni, consentono a Teradata di mettere sul tavolo delle medie e grandi aziende un’offerta decisamente “sexy”.


Hermann Wimmer



La summa del portafoglio della multinazionale è efficacemente riassunta in una slide presentata il mese scorso durante l’evento “Teradata Universe”, tenutosi a Praga e al quale IctBusiness ha potuto partecipare in esclusiva per l’Italia. Lo schema QueryGrid, riportato qui sotto e illustrato da Mike Koehler ed Hermann Wimmer, rispettivamente presidente e Ceo della Corporation e presidente delle operazioni internazionali, mette insieme le soluzioni sviluppate o acquisite negli ultimi anni, mostrando come si possa ormai integrare la gestione e l’analisi dei dati strutturati con quella delle informazioni non strutturate. Su questo “lago di informazioni”, si possono eseguire analisi tradizionali ma si possono anche sfruttare le potenzialità della “data discovery”, che consente di portare alla luce indicazioni preziose per il business.

La QueryGrid di Teradata (clicca per ingrandire)



Il paradigma della Unified Data Architecture (Uda), su cui Kohler e Wimmer puntano moltissimo, è applicabile oggi alle attività tradizionali e domani ai Big Data, e consente di gestire il patrimonio informativo di tutta l’azienda con un unico ambiente, composto da vari tasselli marchiati Teradata (come Aster per i Big Data) ma anche soluzioni di terzi oppure “open”, come i database relazionali e Hadoop.
“La nostra architettura”, ha dichiarato Koehler, “è già pronta per gestire l’onda anomala dei social networks e del digital marketing, e le aziende che si stanno attrezzando (o l’hanno già fatto) usano sia infrastrutture di proprietà sia in cloud (queste ultime soprattutto le medie imprese, ndr)”.

Il mercato sta premiando questo approccio innovativo e unificato, tanto che il fatturato proveniente dall’Europa Occidentale, dove sono partiti alcuni dei primi progetti di gestione dei Big Data, è cresciuto a due cifre, compensando il rallentamento degli Usa (anche se il mercato domestico rappresenta ancora il 61% del volume d’affari della multinazionale).

A Praga, Teradata ha anche presentato alcune novità della propria offerta, sia sul fronte hardware sia software.

Se la QueryGrid per i Big Data ha tenuto banco nel corso dell'evento europeo (rappresenta in effetti la più importante novità in quanto unica offerta sul mercato di analtycs multi-sistema così ben integrata), la multinazionale non ha mancato di presentare due nuove soluzioni di prodotto.

La prima è la versione 15 del Teradata Database, che ora è in grado di gestire dati provenienti dal mondo "Internet of Things", la seconda è una piattaforma hardware di classe "enterprise".

Teradata Database 15
rappresenta un passo significativo nella direzione della Unified Data Architecture e si integra perfettamente nello schema QueryGrid, perché permette all'utente di orchestrare diversi tipi di query analitiche su diverse tipologie di database. Per fare questo, la nuova versione integra e utilizza dati in formato Json (JavaScript Object Notation), consente di eseguire anche operazioni non-Sql (vale a dire Java, Perl, Ruby, Python e R) e mette a disposizione degli utenti un più potente set di funzioni analitiche. Con la nuova versione, in sintesi, Teradata torna a strizzare un occhio agli sviluppatori, e non si rivolge solo ai Business Users.

Teradata Database 15 è disponibile già oggi, mentre le capacità relative a QueryGrid saranno implementate nel terzo trimestre di quest'anno.

Sul fronte dell'hardware (anche se curiosamente il management della multinazionale preferisce definire la propria azienda una software house) la novità presentata a Praga si chiama Teradata Active Edw 6750, e rappresenta lo stato dell'arte  della memorizzazione e analisi dei dati.
Edw 6750 è in grado di utilizzare memoria flash a stato solido e dischi tradizionali in modo da sfruttare entrambe le tecnologie per supportare le aziende nell'attività analitica spinta su grandi moli di dati.

Teradata Active Edw 6750



Rispetto alla generazione precedente, la nuova appliance riesce a ospitare otto volte la quantità di memoria a parità di dimensioni del cabinet, eseguendo indifferentemente query sui dati operazionali o sfruttando gli ambienti real-time e business critical.

Anche sul fronte delle prestazioni c'è un miglioramento netto rispetto ai sistemi della penultima generazione: nello stesso slot temporale oggi è possibile eseguire cinque volte la quantità di query che si poteva smaltire sulle macchine presentate due anni fa, anche grazie alle maggiori capacità di gestione della memoria SSD, che porta a tempi di risposta più rapidi.

"Il 90% delle operazioni di I/O", ha dichiarato Stephen Brobst, Cto di Teradata Corporation, "viene eseguito sul 20% dei dati. Ma questo 20% cambia dinamicamente. Ecco perché è così importante utilizare appliance intelligenti, come Teradata Active Edw 6750, che riescono a individuare e prevedere sempre quali sono i dati più importanti e a portarli in-memory".

Stephen Brobst



Brobst ha anche escluso che Teradata possa uscire dal business delle appliance, una tendenza che altri brand hanno iniziato a percorrere seguendo il filone della "software defined architecture", che prevede il ricorso a macchine sempre meno specializzate (basate su processori a basso costo e basso consumo): "Grandi produttori hanno provato a ingegnerizzare macchine come le nostre usando gli stessi componenti standard che usiamo noi. Il risultato è stato fallimentare, perché la nostra esperienza ci permette di essere competitivi ed efficaci nello sviluppo di componenti vitali come i Bios e più in generale il firmware, senza i quali non ha senso assemblare macchine per il calcolo parallelo".

E' prudente Franco Vittone, country manager di Teradata Italia, quando si affronta il tema dei Big Data: "Lo scorso anno erano veramente poche le aziende che stavano sviluppando progetti concreti in quest'area", dice a IctBusiness nel corso di un'intervista concessa durante il Teradata Universe di aprile, "nel corso del 2014, però, potremo iniziare a mostrare i risultati del nostro lavoro, sia a livello mondiale (dove Linkedin ed Ebay sono già due casi noti) sia italiano".

Gli annunci di Praga, in particolare la QueryGrid e il commitment rafforzato sull'architettura Unified Data Architecture, mettono in effetti Teradata in una situazione di ledership tecnologica difficilmente riscontrabile nell'offerta di altri fornitori più generalisti.

Franco Vittone



"L'architettura Uda", dice Vittone, "nasce dalla vita reale delle aziende, è stata mutuata anche dal grosso lavoro svolto con le prime grandi imprese che hanno fatto da pioniere nel settore dei Big Data. Sono soprattutto quelle del comparto Web, che devono muoversi rapidamente e devono analizzare la grande quantità di informazioni che arriva dalla Rete".

I clienti italiani, molti dei quali fanno parte dei settori finanza, telecomunicazioni e retail, i tre comparti più sensibili alle tematiche dei Big Data oltre alle Internet company, pare abbiano decisamente apprezzato l'architettura unificata e anche la futura offerta QueryGrid presentata a Praga, soprattutto grazie alle nuove funzioni di business discovery e della comprensione dei fenomeni come il comportamento d'acquisto dei clienti finali.

"Uno degli elementi fondamentali dell'offerta futura di Teradata", spiega Vittone, "sarà sicuramente Aster Database, un asset importante che ci differenzia dalla concorrenza e che darà alle aziende una marcia in più per comprendere i processi interni ed esterni al business. Ma la vera forza è l'unione indolore di tutti gli aspetti di gestione e analisi dei dati: l'architettura Uda è nata per integrare e non  per sostituire. Aster, Hadoop e il database tradizionale Teradata potranno essere visti in modo omogeneo e unificato".

Tornando al tema dei Big Data, Vittone dà appuntamento alla fine del 2014 per vedere i primi risultati concreti anche nel nostro mercato: "I progetti già avanzati", conclude il country manager della filiale italiana, "sono quelli in ambito marketing, dove c'è la sensibilità più elevata per queste soluzioni e dove in qualche caso stiamo uscendo dalla fase di sperimentazione. Si tratta per lo più di esperienze di gestione della multicanalità, dove ovviamente la componente Web porta la massa maggiore di informazioni. Il secondo segmento a partire sarà quello del machine to machine, dove realtà in ambito automotive e assicurativo sono già entrate nell'ordine di idee di gestire le grandi moli di dati provenienti dai sensori installati sulle autovetture".

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