19/01/2021 di Redazione

Truffe online e furto di dati, le paure dopo un anno di covid-19

Le truffe online e il furto di dati personali o finanziari hanno ricevuto una bella spinta grazie al covid-19: la pandemia, con il suo carico di paure, dubbi e speranze, ha offerto ai criminali informatici nuovi spunti per realizzare attacchi efficaci. Lo si è visto per esempio, e molto bene, con il phishing. Del legame tra attività cybercriminale e coronavirus molto si è detto, mentre poco indagata è l’altra faccia della medaglia: come è cambiata, dopo quasi un anno di covid-19, la percezione degli utenti sulle minacce informatiche che li riguardano? A rispondere ha pensato Panda Security, con una ricerca realizzata a fine 2020 tramite Google Surveys, su 1.501 utenti Internet italiani maggiorenni.

 

Il 76% dei partecipanti ha affermato di non aver mai subito un attacco informatico, mentre quasi il 18% ha risposto di sì, indicando i virus come tipologia di vettore. Più rari, invece, i casi riconosciuti di attacchi ransomware (3,5% delle risposte) e furto di password (2,4%). Panda sottolinea tuttavia come nella maggior parte dei casi, circa tre su quattro, le vittime non si accorgano di aver subito un qualche genere di attacco.

 

Quali sono le fonti di rischio? Stando alla percezione degli internauti italiani, soprattutto i social network (la pensa così il 25% degli intervistati), la posta elettronica (22% circa), le reti Wi-Fi pubbliche (20%), gli acquisti online (20%) e solo a distanza l’online banking (10%). Ai social media, in particolare, si legano preoccupazioni variegate: le truffe a scopo di phishing, soprattutto, ma anche la diffusione di fake news e il bullismo. In merito alle applicazioni di home banking, Panda sottolinea che tra gli utenti domina la fiducia: sono considerate sicure, specie se associate ad autenticazione a due fattori con metodi biometrici. Tuttavia il numero di trojan bancari sviluppati dagli hacker è in crescita.

 

 

(Fonte: Panda Security)

 

 

La diffidenza nei confronti di social network e posta elettronica, spiega Panda, è elevata perché nell’ultimo anno è cresciuta la preoccupazione di subire  truffe economiche e furto di dati sensibili. In merito alle possibili conseguenze di un attacco, il 41% degli intervistati è preoccupato di perdere denaro a causa di una truffa online, il 22,8% teme i furti di identità, il 18,2% la diffusione di immagini private e il 18,1% il furto di dati sensibili.

 

Alla domanda su quale prodotto di cybersicurezza sia da considerarsi essenziale, il 54% degli intervistati ha risposto citando l’antivirus, mentre solo il 15% ha parlato delle Vpn, l’11% dei sistemi di password manager e il 9% del parental control.

 

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