15/03/2023 di Redazione

Uso improprio di dati personali, Facebook perde la class action

Un tribunale di Amsterdam ha considerato l’azienda colpevole di aver gestito impropriamente i dati degli utenti per quasi dieci anni.

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L’utilizzo dei dati personali è per Meta fonte di gioie e dolori. Da qui per le sue piattaforme social derivano la maggioranza degli introiti, perché i dati sono la base di tutte le attività di advertising, ma sono anche l’argomento più contestato da enti watchdog e associazioni di tutela del consumatore. L’ultimo giudizio negativo sul tema è quello di un tribunale di Amsterdam che ha dato ragione agli utenti riuniti in class action, che contestavano un uso improprio dei loro dati personali.

 

A detta della corte, Facebook per quasi un decennio (tra aprile 2020 e gennaio 2020) ha gestito i dati degli utenti in modo illegale, ovvero utilizzandoli per le attività di advertising e inoltre cedendoli a soggetti terzi e inviandoli dall’Olanda verso gli Stati Uniti. Il tutto senza aver correttamente informato le persone di questi utilizzi.

 

La class action è stata promossa dall’organizzazione di tutela della privacy olandese

Data Privacy Stichting  con il supporto del Consumentenbond, un’associazione di tutela dei consumatori. L’azione legale è stata rivolta verso tre società controllate da Meta e in particolare verso Facebook Ireland, che è responsabile dell’utilizzo dei dati personali degli utenti europei.

Il tribunale di Amsterdam ha limitato il giudizio alla sola Facebook Ireland, in quanto unica entità implicata nella gestione dei dati degli utenti olandesi. A detta della corte, la società ha agito al di fuori della legge, in particolare, nell’uso a fini pubblicitari di dati personali sensibili come la fede religiosa e l’orientamento sessuale degli utenti. Al contrario, l’uso di cookie su siti di terze parti non rappresenta una violazione né un danno per gli iscritti al social network.

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