Immagine generata con l'AI
Eravamo già entrati da qualche tempo nell’era dell’AI, ma l’hype intorno alla declinazione generativa partito lo scorso anno ha sancito un’evoluzione che, mai come prima, mette al centro delle strategie aziendali la loro capacità di estrarre dai dati il loro autentico valore. Di fatto, questo sarà uno dei temi portanti di Evolve 24, l’evento annuale di Cloudera, che farà tappa a Milano il prossimo 23 ottobre.
Trattare i dati come una risorsa critica è oggi essenziale per le organizzazioni che desiderano sfruttare la potenza dell'intelligenza artificiale. Su questo si stanno costruendo le strategie aziendali e alla base occorre disporre di una moderna architettura dei dati: “Un numero crescente di aziende sta cercando di trasformare le proprie attività per creare soluzioni digitali AI-based per i propri clienti, tendenzialmente con una strategia architetturale ibrida e multi-cloud”, osserva Fabio Pascali, regional vice president Italia, Grecia e Cipro di Cloudera. “Per poter sfruttare efficacemente le capacità dell'intelligenza artificiale, le organizzazioni devono progettare e incorporare architetture e piattaforme di dati standardizzate e incentrate su processi che consentano a team diversi di attingere a tutti i dati necessari, indipendentemente da dove risiedano, sia in locale che nel cloud”.
Fabio Pascali, regional vice president Italia, Grecia e Cipro di Cloudera
D’altra parte, Cloudera gestisce oggi oltre 25 exabyte di dati dei propri clienti e ha costruito una proposizione basata sul concetto di data lakehouse aperto e ibrido, dove tecnologie di intelligenza artificiale e analytics convergono per estrarre il valore citato all’inizio. La recente acquisizione di Verta è andata a rafforzare questa linea di sviluppo, consentendo di integrare una piattaforma ibrida e multicloud, progettata per accelerare soprattutto la creazione di applicazioni di GenAI: “L’operazione ci ha consentito di coprire la componente AIOps, per poter gestire differenti modelli, crearli, presidiarli lungo il ciclo di vita e occuparsi anche della loro dismissione, che potrebbe rendersi necessaria per ragioni di compliance o presenza di bias”, indica Pascali.
Negli ultimi tempi, si è diffusa una certa proliferazione di strumenti innestati su diversi scenari di utilizzo nel moderno stack di dati presente nelle aziende. Per questo, l'interoperabilità è diventata un elemento cruciale, in grado di semplificare la gestione dei dati tra formati e piattaforme. Qui Cloudera ha posto uno degli elementi differenzianti della propria proposizione, in un mercato che si sta affollando, tra specialisti in forte crescita (Snowflake, Databricks) e player tradizionali che provano a sfruttare uno storico presidio di mercato (Oracle su tutti): “Per noi è centrale poter offrire la possibilità di utilizzare i dati in maniera efficace e in modo indipendente rispetto alle infrastrutture presenti, ora e in futuro”, spiega Pascali. “I workload risiedono su diversi ambienti e questo può avere un senso per diversi motivi, Quello che conta è consentire lo spostamento in modo semplice e trasparente, perché non è pensabile dover riscrivere algoritmi, solo perché si vuole passare dall’on premise al public cloud, per esempio. Noi copriamo ogni genere di infrastruttura, per consentire una migrazione di dati o modelli rapida e con gli stessi livelli di sicurezza”.
Lo scenario fin qui descritto si applica pari pari a un contesto italiano? “Molte aziende hanno avviato dei PoC e c’è un interesse palpabile verso sviluppi su una trusted AI”, rileva Pascali. “La Pubblica Amministrazione appare molto attiva, anche per ragioni di allineamento normativo, ma anche settori come il finance e l’energy stanno investendo, soprattutto in direzione della sicurezza del dato, da noi integrata nella piattaforma. Non è un caso se quest’anno siamo risultati la miglior country a livello Emea sia in termini globali che, più nello specifico, per la componente cloud”.