Android O fa il suo debutto ufficiale sulle scene, anche se nella primissima Developer Preview numero uno. La prossima major release del sistema operativo mobile, al momento disponibile nella versione Nougat, dovrebbe essere presentata al pubblico a maggio in occasione dell’annuale conferenza Google I/O, ma Big G ha deciso a sorpresa di rilasciarla agli sviluppatori già nelle ultime ore, in modo che possano iniziare a “masticare” il nuovo codice. La prima release stabile, che potrà effettivamente essere installata su cellulari e tablet degli utenti, dovrebbe invece arrivare il prossimo autunno insieme alla nuova generazione di smartphone Pixel. Le novità di “O” sono ovviamente molte, ma Google sembra essersi concentrata in particolar modo sulla durata della batteria dei dispositivi e sulle notifiche.
Partendo dal primo aspetto, uno dei crucci principali di tutti gli sviluppatori, Big G ha ripreso il discorso iniziato in passato con la funzione Doze: introdotta con Android Marshmallow, consente di ottimizzare i consumi di batteria nei periodi morti, aumentando quindi l’autonomia dei device. L’aggiornamento del sistema operativo dovrebbe rendere la funzione ancora più efficiente, con limiti automatici più restrittivi alle applicazioni eseguite in background.
Il colosso californiano è intervenuto su tre aree principali: broadcast implicito, servizi in background e aggiornamenti dell’ubicazione. Una seconda novità interessante è rappresentata dai cosiddetti canali per le notifiche. Gli avvisi trasmessi dalle applicazioni potranno essere raggruppati in categorie diverse, alle quali si potrà associare un colore: gli utenti potranno bloccare o cambiare il comportamento di ogni singolo canale, invece che soltanto di tutto il blocco.

I canali delle notifiche di Android O
Con il classico gesto dello swipe si potrà anche posticipare la notifica, che si ripresenterà poi dopo un lasso di tempo predeterminato. In questo modo Android dovrebbe facilitare la gestione degli alert, consentendo all’utente di intervenire tramite un singolo menu del sistema operativo piuttosto che entrare nelle impostazioni delle varie applicazioni installate.
Lato sicurezza, le nuove Autofill Api daranno la possibilità di impostare una specifica app come gestore delle password e delle informazioni dei moduli, che conserverà in modo assolutamente sicuro (così almeno dice Google) i dati e li renderà disponibile eventualmente anche ad altro software. Le nuove Api serviranno agli sviluppatori per aggiungere specifiche di auto-completamento alle proprie applicazioni.
Intrattenimento: spazio ad audio, grafica e video
Derivante dall’esperienza con Android Tv, la funzionalità Picture in Picture (Pip) permette di lanciare un video e di continuare la riproduzione riducendo la finestra in uno spazio fluttuante nello schermo del dispositivo, in modo da non sospendere altre attività (come la digitazione in una chat). Tutte le interazioni con le finestre, e le dimensioni, possono essere personalizzate a piacimento. Android O introduce anche altre funzionalità di windowing, come il supporto multi-display.
La prossima major release della piattaforma mobile di Google conterrà delle icone in grado di adattarsi al meglio, a seconda dell’interfaccia utilizzata dal produttore del dispositivo. A seconda della maschera, le icone potranno cambiare forma in automatico. L’aggiornamento porterà con sé anche un gamut più ampio e miglioramenti a WebView, per rendere ancora più stabile la navigazione su Internet.
Lato audio, infine, Android O supporta i nuovi codec Bluetooth per lo streaming in alta qualità e la funzionalità WiFi Aware, per consentire ai dispositivi conformi alla specifica di comunicare in wireless anche senza ricorrere ad un access point. In arrivo anche le nuove Api Aaudio per offrire flussi sonori caratterizzati da alte prestazioni e bassa latenza.

Con Android O le icone si adattano in automatico a seconda dell'interfaccia utente
Android O, il cui nome definitivo non è ancora stato scelto (ma la tradizione dolciaria dovrebbe essere rispettata) può essere installato tramite factory image esclusivamente sui dispositivi made in Google, vale a dire Pixel, Pixel XL, Pixel C, Nexus Player, Nexus 6p e Nexus 5x. Come anticipato, su questi device dovrebbe essere rilasciato in forma stabile ad autunno, ma tutti gli altri terminali dovranno attendere quasi certamente fino all’anno prossimo.