26/05/2025 di redazione

Aziende italiane sempre più digitali, il green scivola in secondo piano

Alcuni ostacoli scoraggiano le iniziative di sostenibilità. L’89% delle aziende ha sfruttato incentivi del Pnrr o di Industria 4.0. Uno studio di Aruba, Siav e EY.

Più digitali, sì, anche per necessità. Più sostenibili, insomma. Nella fotografia delle aziende italiane scattata da un nuovo studio di Aruba, Siav e EY dominano le iniziative di trasformazione digitale, favorite anche dagli incentivi pubblici di cui le imprese hanno beneficiato negli ultimi anni. C’è poco spazio, invece, per obiettivi di transizione verde o almeno di riduzione dell’impronta carbonica. Laddove queste iniziative esistono, passano comunque in secondo piano rispetto a una trasformazione digitale percepita come prioritaria.

La fotografia è in realtà parziale, perché il campione considerato include aziende medio-grandi del Nord Italia, ma possiamo ugualmente farci un’idea dello scenario. L’89% delle aziende del campione in questi anni ha sfruttato incentivi pubblici come quelli del Pnrr e del piano Industria 4.0 per progetti di trasformazione digitale o green, ma con una netta prevalenza dei primi. Il 50% degli intervistati indica la tecnologia come la priorità principale e più urgente per la propria azienda, contro il 5% di chi indica la sostenibilità. 

Sebbene non in contraddizione, queste due esigenze sono talvolta in competizione se, come si suol dire, la coperta è corta. Gli autori dello studio sottolineano che, nell'attuale contesto economico, le aziende sono soprattutto orientate verso soluzioni tecnologiche capaci di generare valore immediato e scalabile. C’è comunque un 33% che ritiene questi due aspetti procedano di pari passo. Quasi il 60% delle aziende medio-grandi del Nord Italia usa almeno uno strumento tecnologico per supportare la gestione degli obiettivi Esg, in particolare (per il 78% di questo sottoinsieme) piattaforme per la reportistica.

Gli ostacoli al cambiamento

Rispetto alle iniziative di sostenibilità, i principali ostacoli nelle aziende sono la resistenza al cambiamento da parte del management o dei dipendenti (indicata dal 45% degli intervistati), la mancanza di competenze sul tema e di risorse da dedicare (32%), gli elevati costi di adeguamento ai nuovi standard e normative (31%).

Anche se più “digerita” dalle aziende rispetto al tema della sostenibilità, nemmeno la trasformazione digitale è esente da sfide. Il principale ostacolo citato dagli intervistati è lo stesso, cioè la resistenza culturale (54%), associata a difficoltà nel change management. Seguono la difficile integrazione delle nuove tecnologie con i sistemi esistenti (segnalata dal 40%) e le limitazioni di budget e accesso ai finanziamenti (33%), di cui comunque l’89% delle aziende del campione ha usufruito. Per i progetti di trasformazione digitale e sostenibile, il 55% delle aziende si affida a esperti in gestione del cambiamento organizzativo, il 35% a consulenti esperti di green tech.

“La trasformazione digitale non è più una scelta, ma una condizione necessaria per competere”, ha commentato Francesco Fontana, enterprise marketing and alliance director di Aruba. “Quello che oggi fa davvero la differenza è il modo in cui le imprese affrontano questa sfida: con visione, strumenti adeguati e partner capaci di coniugare tecnologia, sostenibilità e conoscenza del contesto normativo europeo. In Aruba crediamo che l’infrastruttura digitale sia la base su cui costruire un futuro più efficiente, sicuro e responsabile: per questo lavoriamo ogni giorno per mettere a disposizione del tessuto produttivo italiano soluzioni cloud e data center che abilitano non solo l’innovazione, ma anche una crescita sostenibile nel lungo periodo”.

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