Oracle protagonista delle cronache, in questi giorni, con due annunci che riguardano il cloud e l’intelligenza artificiale, oltre che con i numeri dell’ultimo bilancio trimestrale. Partiamo dall’alleanza con Google Cloud, battezzata come una “ rivoluzionaria partnership multicloud”: la società di Mountain View offrirà ai propri clienti i servizi database di Oracle Cloud Infrastructure. L’accordo riecheggia quello, storico perché primo nel suo genere, già siglato da Oracle con Microsoft Azure lo scorso settembre per l’analoga proposta dei servizi di database tramite cloud pubblico.
La nuova offerta, battezzata Oracle Database@Google Cloud, sarà rivenduta da entrambe le aziende e sarà disponibile entro la fine dell’anno, a partire dalle regioni cloud Nord America ed Europa (inizialmente da Londra e Francoforte). Sarà anche possibile attivare le offerte direttamente dal Marketplace di Google, per poi usare la console di gestione della stessa piattaforma. Funzionalità, prestazioni di rete e prezzi saranno in linea con quelli della Oracle Cloud Infrastructure (Oci).
La società di Redwood gestirà direttamente all’interno dei datacenter di Google servizi come Exadata Database Service, Autonomous Database Service e Real Application Clusters. Per migrare i carichi di lavoro tra una e l’altra infrastruttura, senza costi, verrà proposto il servizio Oracle Interconnect for Google Cloud, che in Europa sarà inizialmente disponibile attraverso la regione cloud del Regno Unito (centrata su Londra). È già prevista per il futuro l'espansione su più aree e la fornitura di una connessione privata a bassa latenza e throughput elevato tra le due infrastrutture cloud.
“I clienti richiedono la flessibilità di poter utilizzare più cloud", ha dichiarato Larry Ellison, chairman e Cto di Oracle. "Per soddisfare questa crescente domanda, Google e Oracle connettono perfettamente i servizi Google Cloud alla tecnologia Oracle Database più recente. Utilizzando l'hardware di Oracle Cloud Infrastructure nei data center di Google Cloud, i clienti possono ottenere le migliori performance possibili su database e rete”.
“Oracle e Google Cloud hanno molti clienti di livello enterprise in comune", ha sottolineato Sundar Pichai, Ceo di Google e Alphabet. "Questa nuova partnership li aiuterà a utilizzare il database e le applicazioni Oracle insieme alla piattaforma innovativa e alle funzionalità AI di Google Cloud". Il vantaggio, infatti, è quello di poter utilizzare sui database Oracle una più ampia gamma di servizi di analytics e intelligenza artificiale, tra cui AI Vertex e le varie versioni di Gemini, il large language model di Google.
(Immagine: Google)
La notizia in area intelligenza artificiale coinvolge OpenAI: la società di San Francisco si appoggerà a Oracle e a Microsoft Azure per potenziare la capacità di calcolo al servizio dei suoi large language model, quelli che alimentano ChatGpt, Dall-E e Sora. In sostanza, OpenAI userà le risorse di calcolo della Oracle Cloud Infrastructure (e in particolare gli Oci Supercluster) rese disponibili tramite Microsoft Azure.
Per consentire l’addestramento dei large language model, gli Oci Supercluster possono scalare fino a una capacità di calcolo notevole, sfruttando le Gpu e i superchip Nvidia Blackwell e diversi tipi di storage ad alte prestazioni. Inoltre per le attività di inferenza saranno a disposizione di OpenAI, tramite Azure, anche macchine virtuali Oci Computer e il bare metal dell’infrastruttura di Oracle, con istanza Gpu Nvidia.
In settimana Oracle ha anche annunciato i risultati del quarto trimestre e dell’intero anno fiscale 2024, chiuso al 31 maggio. Per quanto riguarda il trimestre, i ricavi sono cresciuti del 3% nel confronto anno su anno (e del 4% a valuta costante), per un valore di 14,3 miliardi di dollari, oltre dieci dei quali legati alla vendita di servizi cloud e di supporto. La componente cloud continua a crescere (+9% anno su anno) mentre cala, specularmente, la vendita di licenze on-premise. L’intero anno fiscale ha registrato più di 52,96 miliardi di dollari di ricavi, dato in crescita del 6% sui dodici mesi precedenti.