Ora che la collaborazione è entrata a far parte in modo standardizzato della vita lavorativa, sembra non se ne possa più fare a meno. Lo dimostra il report sulla collaboration messo a punto da Corel e costruito su un campione di oltre duemila impiegati di diversi paesi, fra i quali l’Italia.
Proprio dal nostro Paese traspare la necessità di poter contare su strumenti adeguati per interagire con colleghi o soggetti esterni. Il 63% ha indicato di stimare in tre ore settimanali la perdita di produttività legata a un insufficiente livello di collaborazione, mentre il 41% potrebbe considerare addirittura l’abbandono in condizioni inadeguate da questo punto di vista.
Nel 45% delle aziende italiane coinvolte, gli investimenti sulla collaboration vengono giudicati insoddisfacenti e questo dato supera di molto la media globale (27%). La colpa della situazione deficitaria viene attribuita al management, tant’è vero che il 78% ritiene che da lì debbano arrivare indicazioni più decise di quanto sia accaduto finora.
Al di là degli impatti positivi sul morale (52%) e sulla creatività (64%) dei dipendenti, secondo gli italiani la presenza di una strategia e dei relativi strumenti di collaboration produrrebbe maggiori opportunità di crescita per le aziende (70%) e farebbe crescere la produttività dei singoli (71%): “I risultati della ricerca evidenziano un quadro negativo per i leader aziendali”, ha commentato Scott Day, chief people officer di Corel. “Prima della pandemia, sottostimavamo quanto fosse semplice collaborare. Oggi, con il passaggio a nuovi modelli di lavoro ibridi, le aziende hanno l’onere di cercare nuovi approcci alla collaborazione adatti al modo in cui i loro dipendenti vogliono operare”.

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