14/10/2011 di Redazione

Il blocco dei BlackBerry: ora partono le class action

I tre giorni di black out del servizio di comunicazione porteranno in prima battuta alla richiesta di risarcimento per tutti gli utenti e le aziende che sono stati colpiti dal disservizio. Se gli operatori telefonici rifiuteranno di pagare, partiranno le

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Dopo tre giorni di blocco pressoché ininterrotto del sistema di comunicazione dei BlackBerry le associazioni dei consumatori si stanno organizzando per fare che i clienti siano rimborsati per i disagi e i danni subiti. Le class action potrebbero partire presto in molti Paesi, fra cui l'Inghilterra e gli Stati Uniti, e anche in Italia ci sono i primi segnali di potenziali azioni legali.

Il Codacons e l'Unione Nazionale Consumatori hanno pubblicato i comunicati ufficiali in cui esortano i clienti italiani di RIM a unirsi in quella che potrebbe essere una mega class action. Il punto di partenza è che, come scrive il Codacons, "gli utenti italiani coinvolti nei problemi tecnici che hanno riguardato il Blackberry devono essere rimborsati".

Le associazioni dei consumatori sono pronte a far partire le class action contro gli operatori mobili

Nonostante il risentimento semi planetario sia rivolto contro Research In Motion, tuttavia, l'associazione ha indetto la class action nei confronti dei gestori telefonici che commercializzano il BlackBerry, e non contro RIM. Il motivo è che i clienti (aziende e liberi professionisti) pagano una cifra forfetaria agli operatori telefonici per poter fruire del servizio di pushing mail. Nei giorni di blocco la tariffa è stata comunque pagata, a fronte di un servizio che non è stato erogato.

Il Presidente Carlo Rienzi ha infatti sottolineato che "le compagnie telefoniche devono indennizzare gli utenti BlackBerry che, pur avendo pagato un canone o un abbonamento, non hanno potuto utilizzare i servizi mail, Internet e di messaggistica. Appare chiaro, infatti, che la mancata fornitura di un servizio già pagato produce un danno ai consumatori".

Ovviamente spetterà in seconda battuta agli operatori telefonici fare le mosse legali adeguate per essere risarciti da RIM. La class action quindi non è la prima opzione, perché scatterà solo "se le compagnie telefoniche non accoglieranno la richiesta del Codacons e non disporranno indennizzi verso i propri clienti". Non è da dimenticare che qualcuno potrebbe anche mettersi a quantificare i costi di fermo produttivo, ossia quello che è costato alle aziende avere i dipendenti che non potevano lavorare fuori ufficio a causa dei malfunzionamenti degli strumenti di lavoro mobili.

Dello stesso avviso è anche Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), secondo il quale "ci aspettiamo il risarcimento per quanti hanno subito dei danni dal disservizio. In caso contrario, siamo pronti ad allestire una azione di classe allegando le istantanee delle schermate del telefono in panne".

Se in Italia stiamo muovendo oggi i primi passi, in altri Paesi coinvolti nel blocco le azioni legali sono già in fase più avanzata: sembra che la sede londinese di RIM si sia già attivata mercoledì per capire il rischio reale di una class action, che verosimilmente potrebbe prendere la forma di una procedura formale già in questo fine settimana. I rappresentanti legali di RIM si sarebbero già incontrati per capire le reali intenzioni delle banche e delle aziende londinesi. Sembra inoltre quasi certa una class action negli USA, dove questo tipo di azione legale è all'ordine del giorno.

Inoltre, sempre stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, due operatori degli Emirati Arabi, Emirates Telecommunications e Emirates Integrated Telecommunications, avrebbero già promesso ai propri clienti un rimborso per le perdite subite, e c'è da contarci che poi presenteranno a loro volta il conto a RIM. Infine, questa opzione sarebbe in fase di valutazione anche presso Etisalat e altri operatori inglesi. Chissà se Vodafone e TIM faranno lo stesso.


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