25/11/2025 di redazione

Il data center sostenibile (a prova di AI) è ancora un miraggio

Uno studio di Lenovo evidenzia che in Emea il 41% delle aziende non è pronto a gestire l’impatto energetico dell’intelligenza artificiale. Cresce l'attenzione alla sovranità dei dati.

(Immagine: Lenovo)

(Immagine: Lenovo)

L’impatto energetico dell’intelligenza artificiale preoccupa le aziende europee, in particolare le molte che attualmente possiedono data center non adeguati per raggiungere obiettivi di sostenibilità. Le molte che ancora non sanno come conciliare l’adozione dell’AI con obietti di riduzione delle emissioni inquinanti. Fa luce sullo stato dell’arte della regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) una nuova ricerca di Lenovo, titolata “Data Center of the Future” e condotta da Opinium lo scorso agosto su 250 decisori C-level e IT di aziende medie e grandi (almeno 250 dipendenti) fra Italia, Germania, Norvegia, Svezia, Regno Unito ed Emirati Arabi.

All’interno del campione d’indagine, il 90% dei manager IT e C-level concorda sul fatto che l’adozione dell’intelligenza artificiale comporterà una crescita di dati da elaborare, archiviare e gestire. Quasi metà degli intervistati, il 45%, ha però ammesso che il design attuale dei propri data center è inadeguato per fronteggiare tale crescita e permettere di raggiungere obiettivi di sostenibilità e di riduzione delle emissioni inquinanti. 

Solo il 41% dei decisori IT e C-level pensa che l’azienda sia pronta per integrare l'AI in modo “efficiente e sostenibile”. Non stupisce, allora, che ben il 92% dei responsabili IT sia orientato su partner tecnologici capaci di contribuire al taglio dei consumi e delle emissioni. Lenovo in questo ha voce in capitolo con la propria tecnologia di raffreddamento a liquido brevettata, Neptune Liquid Cooling: rimuovendo il 98% del calore alla fonte, riduce sia i consumi energetici dei data center sia la dipendenza dai sistemi di condizionamento ad aria. “Con Neptune stiamo già aiutando i clienti a gestire le crescenti esigenze energetiche dell’AI”, ha dichiarato Simone Larsson, head of enterprise AI, Emea di Lenovo. “La sostenibilità non deve essere un’aggiunta, ma parte integrante del design”.

Alle preoccupazioni sull’efficienza e sulla sostenibilità (che riguardano non solo eventuali obiettivi Esg ma anche i costi dell’energia, evidentemente) si sommano quelle sulla sicurezza, sulla privacy e sulla compliance. Per l’88% degli intervistati il tema della sovranità dei dati è già una priorità, mentre un plebiscitario 99% pensa che lo sarà nei prossimi cinque anni. Il 94% ha indicato la bassa latenza come proprio requisito chiave, specie per applicazioni che necessitano del real-time o di edge computing.

“Il data center del futuro sarà definito dalla capacità di scalare per sostenere la sempre maggiore richiesta di AI, rispettare gli obiettivi di sostenibilità e operare con la massima efficienza energetica”, ha commentato Larsson. “In Emea la sovranità dei dati è una priorità urgente, plasmata da normative complesse e crescente attenzione dei Cio. Le aziende devono agire ora: prepararsi al futuro significa fare scelte oggi”.

Il concept del "Data Village" (Immagine: Lenovo)

Il concept del "Data Village" (Immagine: Lenovo)

Il data center del futuro secondo Lenovo

Ma come Lenovo immagina, esattamente, il data center del futuro? Come potrebbe essere, diciamo, fra trent’anni? Ne sono esempi i concept definiti dall’azienda insieme allo studio di architettura Mamou-Mani e agli ingegneri di Akt. Non c’è un unico modello possibile, ma l'idea di fondo è quella di ottimizzare l'utilizzo dell'energia e delle risorse naturali: si spazia tra “cloud sospesi” agli spazi multifunzionali, dove ci si rilassa immersi in acque termali, circondati dai server.

Il Floating Cloud è un data center sospeso a 20 o 30 chilometri di altitudine, alimentato da energia solare e raffreddato con sistemi di liquid cooling a circuito chiuso. Il Data Village è, come il nome suggerisce, un “villaggio” di sale macchine che risale indietro nel tempo, all’epoca delle palafitte: è composto da un gruppo di strutture modulari che emergono da corsi d’acqua. Il calore residuo dei data center può essere trasferito a scuole e abitazioni. 

Il concept del Floating Cloud (Immagine: Lenovo)

Il concept del Floating Cloud (Immagine: Lenovo)

Il Data Spa, più che un centro di elaborazione dati, potrebbe ricordare un centro benessere: le sale macchine si integrano in paesaggi naturali, alimentati da energia geotermica. Meno poetico, ma furbo, è il concept del Data Center Bunker, che altro non è se non il riuso di tunnel e rifugi sotterranei dismessi, riconvertiti in infrastrutture di cloud computing. Un modo per evitare il consumo di suolo, ma anche per creare data center di massima sicurezza.

Il concept del Data Spa (Immagine: Lenovo)

Il concept del Data Spa (Immagine: Lenovo)

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