La crescita di Nvidia continua a ritmo tirato, trimestre dopo trimestre, nonostante un lieve rallentamento rispetto all’andazzo della scorsa primavera. Nel secondo trimestre dell’esercizio fiscale in corso l’l’azienda di Jensen Huang ha ottenuto 46,7 miliardi di dollari di ricavi, con una crescita anno su anno pari al 56% e un incremento del 5% sul precedente quarter. Gran parte del giro d’affari è legato all’acquisto di chip, e in particolare di Gpu per l’intelligenza artificiale, da parte di Big Tech come Amazon, Microsoft, Google (i principali cloud provider al mondo) e Meta. Il margine lordo è superiore al 72%, e per la precisione 72,5$ nel calcolo su criteri Gaap e 72,7% quello non-Gaap.
Nel commentare i risultati, l’amministratore delegato ha detto di attendersi per la divisione data center, quest’anno, un giro d’affari di circa 600 miliardi di dollari, alimentato in gran parte dagli acquisti degli hyperscaler. Protagonista è Blackwell, la più recente architettura per Gpu ottimizzata per l’addestramento di Large Language Model e l’inferenza AI.
A detta di Huang, al momento l’intera offerta di Nvidia è già “sold out”, anche perché per i clienti comporta vantaggi di performance ed efficienza energetica. “Blackwell è la piattaforma per l’AI che il mondo stava aspettando e compie un eccezionale salto evolutivo. La produzione di Blackwell Ultra sta crescendo alla massima velocità e la domanda è straordinaria”, ha dichiarato il Ceo, con non poca enfasi. “La corsa per l’AI è partita e Blackwell è la piattaforma al suo centro”.
Huang ha anche lodato NVLink, tecnologia per l’interconnessione tra Gpu (di cui all’ultimo Computex è stata presentata una nuova versione) definendola come “rivoluzionaria” e arrivata sul mercato giusto in tempo per supportare le attività degli LLM che rientrano nella categoria dei modelli di ragionamento.
La questione cinese irrisolta
Il giro d’affari di Nvidia continua a crescere sostanziosamente a dispetto delle mancate vendite di Gpu H20 sul mercato cinese, che fino a ieri è stato un importante bacino di sbocco per queste componenti, grazie a grandi del calibro di ByteDance, Alibaba e Tencent. Lo scorso aprile il governo statunitense aveva vietato la loro vendita in Cina, formalmente per ragioni di sicurezza nazionale e per arginare l’ascesa di una intelligenza artificiale cinese che all’America fa paura.
La messa al bando è poi stata revocata il mese scorso, dando a Nvidia la possibilità di vendere le H20 in Cina previo ottenimento di una licenza concessa dal Dipartimento per il Commercio e previo pagamento di una commissione del 15% sui ricavi. Poco dopo, tuttavia, è stata la Chinese Cyberspace Administration a porre un veto sugli acquisti della H20, per presunti rischi legati alla possibilità di cyberspionaggio tramite backdoor inserite nei chip. Nvidia ha rigettato le accuse, ma ha comunque deciso di interrompere per il momento la produzione di H20 indirizzate al mercato cinese, in attesa di ulteriori sviluppi e di un definitivo accordo tra Washington e Pechino.
L’outlook per il terzo trimestre dell’anno fiscale di Nvidia, con ricavi stimati intorno a 54 miliardi di dollari (con un margine di incertezza del 2% in eccesso e in difetto), è stato calcolato ipotizzando l'assenza di forniture di H20 alla Cina nel periodo in esame.