I metodi di crittografia basati sul quantum computing, il calcolo quantistico, sono una delle nuove frontiere della cybersicurezza: se ne parla, in realtà, da diversi anni ma i particolari requisiti di hardware hanno finora ostacolato la diffusione su larga scala di questi metodi. Ora, però, Retelit ha dimostrato l’applicabilità della Quantum Key Distribution (un sistema che usa la meccanica quantistica per la distribuzione di chiavi crittografiche) alle comunicazioni che viaggiano su Internet e in particolare sulla fibra ottica. La società ha collaborato con il system integrator Telebit e con la startup di sicurezza informatica ThinkQuantum, spin-off dell’Università degli Studi di Padova, per realizzare un esperimento a dimostrazione di questa teoria.
L’interesse verso la crittografia quantistica nasce dall’esigenza di trovare metodi di cifratura più resistenti di fronte ai tentativi di decrittazione e furto di dati. I malintenzionati oggi possono contare su strumenti più potenti e basati su Large Language Model, in grado di eseguire miliardi di calcoli simultaneamente e quindi di risolvere problemi complessi a velocità impensabili fino al recente passato. Con la GenAI è quindi anche più facile decrittare una comunicazione cifrata. Anche i computer quantistici, oggi ancora poco diffusi, potranno in futuro rappresentare un grave rischio per la crittografia tradizionale.
La Quantum Key Distribution (Qvd) sfrutta le proprietà fisiche dei fotoni per far sì che, in uno scambio di dati, il mittente e il destinatario si accorgano di eventuali tentativi di intercettazione. Il sistema, quindi, interrompe la comunicazione per evitare il furto di dati.
Nel test è stata utilizzata una coppia di connessioni in fibra ottica tra i point-of-presence di Retelit di Treviso e di Venezia Mestre. ThinkQuantum ha fornito gli apparati quantistici, realizzati grazie insieme al centro sperimentale dell'Università di Padova QTech e successivamente testati nei laboratori dell’ateneo. Telebit, invece, ha realizzato l’interconnessione tra la fibra ottica e gli apparati quantistici. È stato possibile far passare in un’unica fibra ottica è stato sia il canale di trasmissione dati, dove transitano connettività e VoIP, sia quello quantistico che veicola la distribuzione delle chiavi crittografiche. Poiché i due canali usano frequenze diverse, non si verificano interferenze.
La sperimentazione ha provato che il metodo quantistico può crittografare i dati scambiati attraverso un canale “tradizionale” come la fibra ottica. Ma soprattutto è servita per dimostrare l’applicabilità su larga scala della Quantum Key Distribution, che può viaggiare anche una singola fibra. Ciò comporta chiari vantaggi di sostenibilità economica per eventuali progetti a cui – sottolinea Retelit – potrebbero essere interessate soprattutto le organizzazioni che trattano dati sensibili e critici, come le banche, le strutture sanitarie, gli enti governativi e militari.
Bisogna però iniziare a ragionare fin da ora su queste possibilità. Nelle organizzazioni medie e grandi ridefinire la strategia di cybersicurezza e mappare i dati da proteggere richiede tempi lunghi e risorse importanti, e anche la transizione a nuovi protocolli come la Qvd non può avvenire da un giorno all’altro. Se anche non diffusi oggi come oggi, i computer quantistici potranno essere usati un domani per decrittare dati sottratti in precedenza e tenuti da parte.
“Dal nostro osservatorio privilegiato, come abilitatori di servizi e soluzioni di nuova generazione attraverso le nostre infrastrutture di rete e data center, stiamo assistendo alla rapida diffusione dell’AI e della GenAI e allo sviluppo di nuove tecnologie quantistiche necessarie a soddisfare la capacità computazionale richiesta per il loro utilizzo”, ha commentato Ruggero Slongo, chief operating officer di Retelit. “Questa trasformazione, di contro, evidenzia l’urgenza e la necessità di dotare le aziende e in generale tutte le organizzazioni che trattano dati e informazioni di sistemi di sicurezza adeguati e in linea con le nuove tecnologie. L’innovazione è nel Dna di Retelit e questa sperimentazione ne è un’ulteriore conferma. Insieme a Telebit e a ThinkQuantum abbiamo ottenuto un risultato importantissimo che credo rivoluzionerà il modo di comunicare, rendendolo a prova di attacco hacker e allo stesso tempo accessibile grazie all’ottimizzazione delle risorse impiegate”.