01/04/2025 di redazione

Tim torna a essere “italiana”, quale futuro ora con Poste?

Con l’acquisizione del 15% delle quote, rilevate da Vivendi, Poste Italiane sarà il primo azionista di Tim. Non è esclusa una futura fusione con Iliad.

Poste Italiane si fa avanti e prende il controllo di Tim come primo azionista della società.  Che da oggi è (nuovamente) un po’ più italiana. Dopo anni di discussioni sul futuro di Tim, la riorganizzazione in due entità legali distinte e la cessione, nel 2024, del controllo della sua rete al fondo statunitense Kkr, ora si apre una nuova era per quello che fu l’operatore telco di bandiera.

In base all’accordo siglato con Vivendi, da qui all’inizio di settembre Poste Italiane acquisterà il 15% delle quote Tim attualmente possedute dall’azionista francese, la cui partecipazione calerà al 2,5%. L’operatore postale italiano diventerà, così, il primo azionista di Tim, sommando l'ulteriore 15% alla quota del 9,8% già acquisita lo scorso febbraio da Cassa Depositi e Prestiti.

Poste Italiane rileverà le quote di Vivendi al costo di 0,2975 euro per singola azione, spendendo complessivamente 684 milioni di euro. 

Il commento di Pietro Labriola

In seguito alla notizia, i principali quotidiani generalisti ed economici hanno ragionato sulle future strategie e sui probabili nuovi ingressi nel Cda, ora che il timoniere è cambiato. In un’intervista al Tg1, l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, ha commentato positivamente l’accordo, a suo dire un segno del fatto che “il sistema Paese ha riscoperto l’importanza dell’azienda di telecomunicazioni che è alla base dello sviluppo della digitalizzazione e della modernizzazione del nostro Paese”.

“Svilupperemo un portafoglio di servizi molto più ampio peri clienti, non più solo telecomunicazioni ma anche servizi finanziari, luce, gas e similari”, ha proseguito Labriola, promettendo anche una “accelerazione nello sviluppo del cloud” per le aziende italiane.

Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim

Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim

Le ipotesi sul futuro di Tim

Poste Italiane, d’altra parte, è stata negli ultimi vent’anni o giù di lì un caso emblematico di trasformazione del modello di business. Dai servizi postali, l’offerta si è allargata ad abbracciare servizi di logistica, direct marketing, finanziari e assicurativi, e ancora l’energia, la telefonia mobile e fissa, la posta certificata. Poste è anche uno degli operatori certificati per la gestione di Spid.

Potrebbero quindi crearsi sinergie su larga scala, sia su fronte dell’offerta sia per l’ottimizzazione dei costi e della gestione delle due aziende. Per esempio, con l’utilizzo dei servizi di telefonia e di cloud di Tim da parte di Poste Italiane, laddove oggi ci si appoggia ad altri operatori.

Una ipotesi possibile, citata da vari quotidiani, è che ora Vivendi possa ritirare la causa avviata contro la vendita della rete Tim a Kkr per 18,8 miliardi di euro. Sul futuro di Tim ci sono anche indiscrezioni come quelle raccontate da Reuters: secondo “tre persone informate sui fatti”, Poste Italiane è aperta alla discussione con Iliad su potenziali alleanze tra la società francese e Tim, con l’intenzione di “consolidare il settore delle telecomunicazioni italiano”.

In un mercato delle telco che già si è consolidato, con il precedente di Wind Tre (nata nel 2016 dalla fusione di Wind e H3G), questa non è un’ipotesi poi tanto assurda. Iliad non pare però intenzionata a vendere, viste le ambizioni di consolidamento nei mercati europei dell’operatore francese, e quindi ciò che si prospetta è piuttosto una possibile integrazione con Tim. Antitrust permettendo.

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