Meta non molla il metaverso, anzi prova a rilanciare con Meta Motivo, un modello di GenAI che migliora il movimento degli avatar digitali all’interno degli ambienti immersivi. Sviluppato dai ricercatori di Meta Fair (Fundamental AI Research), il modello è stato addestrato con un nuovo algoritmo che fa leva su modelli di dati non etichettati che descrivono movimenti.
Grazie al metodo di apprendimento per rinforzo non supervisionato (unsupervised reinforcement learning) usato dai ricercatori e alle capacità di inferenza zero-shot, il modello può correttamente riconoscere e classificare oggetti e concetti anche mai osservati in precedenza, durante il training. In pratica, calato all’interno di un ambiente di metaverso, il modello può tracciare e controllare i movimenti di un agente umanoide virtuale, cioè un avatar, e fargli svolgere azioni complesse o assumere una determinata postura.
Questa e altre tecnologie a cui sta lavorando Meta Fair potrebbero aiutare l’azienda di Mark Zuckerberg a rilanciare la propria scommessa sul metaverso, per le quali sono stati investiti decine di miliardi di dollari, specie per spingere la piattaforma di gaming Horizon World, per realizzare visori di realtà virtuale e per portare avanti attività di ricerca e sviluppo.
Gli ultimi anni sono stati segnati da progressi lenti nell’adozione, difficoltà di monetizzazione e perplessità degli azionisti, mentre molte risorse di venture capital si dirigevano sull’AI generativa. Ma proprio i modelli di GenAI sono una risorsa essenziale per il metaverso e questi due mondi potrebbero convergere. La strada scelta da Meta è quella dell’open source, approccio già adottato con la serie dei Large Language Model Llama.
Non è solo un gesto di generosità, naturalmente: coinvolgere il maggior numero possibile di sviluppatori significa favorire la costruzione di un ecosistema di software e servizi, senza il quale una tecnologia sarebbe fine a sé stessa. “Puntiamo a democratizzare l’accesso a tecnologie stato dell’arte che trasformano la nostra interazione con il mondo fisico”, ha scritto l’azienda, “ed è per questo che ci impegniamo ad alimentare un ecosistema collaborativo e aperto che acceleri il progresso e la scoperta”.
Giocando anche su tattiche più spicciole, Meta ha cercato di spingere il metaverso con la proposta di visori Quest dal prezzo contenuto (300 dollari circa per i Quest S3) e con la discutibile scelta di abbassare l’età minima di accesso a Horizon World a soli 10 anni negli Stati Uniti e in Canada, previa autorizzazione dei genitori.
(Immagini: Meta)
Insieme a Meta Motivo è anche stato presentato Meta Video Seal, uno strumento per il watermarking che consente di “firmare” i video generati dall’intelligenza artificiale per palesare la loro natura e “mitigare i rischi di imitazione, manipolazione e altre forme di utilizzo errato”, ha spiegato l’azienda. Il watermark in questo caso risulta invisibile all’occhio e può essere associato a un messaggio aggiuntivo. L’azienda ha reso disponibile il modello open source di Meta Video Seal insieme all research paper sottostante e ai codici per le attività di addestramento e per l’inferenza.