Waymo fa una retromarcia parziale nella causa legale contro Uber. L’azienda di automotive controllata da Alphabet ha scelto di far cadere tre richieste di risarcimento su quattro concernenti altrettanti brevetti che, secondo l’accusa, l’ex startup di San Francisco avrebbe copiato per provare a sviluppare il proprio sistema di guida autonoma. A ottobre dovrebbe infatti partire il processo che vede sul banco degli imputati Uber e Anthony Levandowski, già dipendente di Waymo e accusato di aver trafugato 14mila documenti sulle tecnologie Lidar dell’azienda prima di fondare Otto, la propria startup poi acquisita da Uber. Levandowski è stato di recente licenziato dalla società californiana. Va detto che la decisione della controllata di Alphabet di far cadere la questione sui tre brevetti non limita la portata della causa, che è incentrata soprattutto sulla rivelazione di segreto industriale.
A fine giugno Uber si è difesa pubblicamente dicendo di non essere a conoscenza dei documenti trafugati da Levandowski e di non aver mai utilizzato quelle informazioni per sviluppare tecnologia in proprio. Una dichiarazione che, però, non coincide del tutto con quanto spiegato da un portavoce di Waymo a Engadget. “Uber ha assicurato alla corte, sotto il rischio di spergiuro, che non sta più utilizzando il dispositivo contestato: abbiamo quindi scelto di restringere il campo”.
Al momento rimane in piedi soltanto l’accusa per aver sfruttato impropriamente la tecnologia Fuji Lidar di Waymo, mentre è caduta la terna di presunte violazioni relativa al sistema Spider Lidar che, al contrario di quanto affermato da Uber a fine giugno, sarebbe invece stato utilizzato. A quanto sembra, però, si tratterebbe di una tecnologia leggermente diversa. L’azienda di ride sharing ha accolto la decisione di Waymo come una mezza vittoria.
“Si sono esposti troppo e adesso non sanno cosa fare”, ha sottolineato un portavoce, aggiungendo che “non solo non dispongono di evidenze sulla sottrazione dei 14mila file, ma ora hanno ammesso che il design dei nostri sistemi Lidar è radicalmente diverso dal loro”. All’interno della causa la disputa sui brevetti ha quindi perso peso, come auspicato anche dal giudice distrettuale William Alsup, che a giugno aveva chiesto a Waymo di snellire le accuse (passando da 121 a meno di 10) in modo da non oberare la giuria di lavoro.

Il cuore della vicenda è il presunto furto di documenti, che Levandowski avrebbe portato a termine poco prima di lasciare Waymo. La giuria dovrà stabilire se Uber fosse a conoscenza o meno di questi file e se li abbia poi effettivamente utilizzati per trarne un indebito vantaggio. Secondo alcune indiscrezioni circolate nelle scorse settimane, del fatto di sarebbe parlato addirittura a marzo 2016 durante un meeting aziendale, alla presenza dei vertici e dell’ex Ceo Travis Kalanick. Circostanze ancora tutte da chiarire.