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Dal Sud verso il Mediterraneo, si espande la rete di Namex

Formatosi inizialmente con base a Roma, l’iXp ha da poco avviato un nuovo punto di interscambio di traffico Internet a Bari. Delle prospettive di sviluppo del consorzio e del potenziale del sistema-Paese abbiamo parlato con il Ceo Maurizio Goretti.

Pubblicato il 12 aprile 2022 da Roberto Bonino

Edge computing, gaming, streaming di contenuti per l’intrattenimento, partite di Serie A e Champions League. Questi sono solo alcuni esempi di contenuti che fanno oggi leva sul traffico Internet e che necessitano il più possibile di bassa latenza. In pratica, per poter fruire di una qualità del servizio ottimale, il contenuto e il suo utilizzatore dovrebbero essere sempre più vicini, potendosi appoggiare a un sistema di interconnessione affidabile.

In Italia, a Milano e Roma operano i due principali hub di interscambio tra i principali fornitori di servizi Internet nazionali o internazionali e i numerosi Isp locali. Al Nord si è radicato il Mix (Milan Internet Exchange), mentre il Centro è il territorio di riferimento per il Namex, realtà nata a Roma nel 1995 e oggi pronta a espandersi verso il Sud del Paese e anche il bacino del Mediterraneo, forte di oltre 170 provider afferenti.

DI recente, l’iXp (Internet Exchange Point) ha avviato un nuovo punto di interscambio a Bari, aggiungendo un proprio data center carrier neutral. Nel sud del Paese si stanno concentrando le attenzioni anche di Mix, che ha iniziato a operare anche a Palermo, creando uno scenario di presenza e prospettive da analizzare nell’attuale contesto evolutivo dei servizi erogati sulla rete Internet. Di questi temi abbiamo parlato con il Ceo di Namex, Maurizio Goretti.

Quali dinamiche contraddistinguono il mercato italiano e i vostri recenti sviluppi?

Oggi quasi duecento soggetti si interfacciano con noi, mentre quando siamo partiti ne avevamo quattro. Questi numeri danno il segno dello sviluppo che ha avuto il mercato. Noi offriamo un collegamento fra operatori e fornitori di servizi di connettività da un lato e content provider per gli utenti finali dall’altro. Oggi conta poter fornire qualità al consumatore di eventi live, serie o giochi online e, dunque, il contenuto non può stare lontano dal suo fruitore. Fino a una decina d’anni fa, Milano poteva quasi bastare per coprire ciò che serviva in Italia, ma oggi non più. Noi ci stiamo espandendo e Bari è un crocevia di interscambio, con cavi che si collegano a diversi paesi del Mediterraneo, Medio Oriente e Asia.

Maurizio Goretti, Ceo di Namex

Come sono i rapporti con gli altri iXp italiani, in particolare Mix? Non si può pensare a un soggetto unico per tutto il Paese?

Siamo in contatto costante con Mix, Topix, OpenHubMed e gli altri soggetti della nostra stessa natura. Però non prevediamo di unire le forze. Un unico hub darebbe più peso internazionale all’Italia, ma rappresenterebbe allo stesso tempo una debolezza. Preferiamo dialogare nel contesto dell’associazione continentale Euro-Ix e cerchiamo di non sovrapporci. Namex è un consorzio e vuole mantenere una natura neutrale rispetto ai provider. Tra i nostri interlocutori, ci sono Google o Netflix, ma il 60% è fatto di piccoli o medi provider e tutti hanno lo stesso peso.

Intravedete opportunità legate al Pnrr?

Non direttamente e per il momento facciamo leva sul nostro fatturato di circa quattro milioni di euro proveniente dai canoni incassati. Sarebbe bello che l’Italia destinasse al mercato fondi in modo più strutturato e duraturo, incentivando la costruzione di infrastrutture. Non si tratta di fare data center di proprietà dei punti di interscambio, tantomeno della Pubblica Amministrazione, ma favorire investimenti esterni tramite agevolazioni fiscali che favoriscano lo sviluppo del settore. Gli iXp dovrebbero essere ospitati all’interno di data center neutrali, gestiti da chi lo fa di mestiere.

 
 
Tag: data center, internet exchange, Pnrr, punto di interscambio

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