02/05/2023 di Redazione

Garante della privacy soddisfatto: ChatGPT riparte in Italia

OpenAI ha assecondato le richieste del Gpdp su trasparenza e diritto di opposizione al trattamento dei dati. Age gap ancora da migliorare.

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ChatGPT può riprendere a funzionare anche in Italia. Dopo settimane di sospensione del servizio, l’autorità italiana garante della privacy, il Gpdp (Garante per la Protezione dei Dati Personali) ha valutato positivamente le modifiche apportate all’applicazione chatbot di intelligenza artificiale generativa. OpenAI si era già detta disponibile a collaborare, e così è stato.

Le richieste del Gpdp si focalizzavano su tre aspetti, in particolare: trasparenza nell’informativa sul trattamento dei dati, facilità di recesso dal servizio ed efficacia del meccanismo di verifica e filtro dell’età (age gap). OpenAI ha spiegato di aver messo a disposizione degli utenti e non utenti europei e, in alcuni casi, anche extra-europei, una serie di informazioni aggiuntive, di aver modificato e chiarito alcuni punti e riconosciuto a utenti e non utenti soluzioni accessibili per l’esercizio dei loro diritti”, si legge in una nota del Garante.

Sul sito di OpenAI è ora visibile un’informativa che spiega quali dati personali vengano usati, e come, per l’addestramento degli algoritmi del large language model alla base di ChatGPT. Nell’informativa generale si ricorda, inoltre, che chiunque (utenti del servizio e non utenti) ha diritto di opporsi a tale trattamento e può richiedere, compilando un modulo, che i propri dati non siano usati per l’addestramento degli algoritmi. 

Altre modifiche riguardano l’informativa sul trattamento dei dati riservata agli utenti. Il documento è ora accessibile anche dalla maschera di registrazione al servizio. Al suo interno si ricorda che “taluni dati personali” servono necessariamente a garantire il corretto funzionamento del servizio, come previsto sulla base del contratto; altri dati personali, invece, vengono usati anche per l’addestramento degli algoritmi ma gli utenti possono esercitare il diritto di opposizione sulla base del legittimo interesse. Inoltre per gli utenti europei è possibile, compilando un modulo, opporsi all’uso delle conversazioni e della relativa cronologia per il training degli algoritmi.

Al momento per OpenAI non è possibile modificare i dati della knowledge base per evitare che ChatGPT generi degli errori. Se, però, questo accade, l’utente può chiedere che le informazioni errate vengano cancellate.

Per quanto riguarda la verifica dell’età, OpenAI ha introdotto nuovi meccanismi. Per chi, in Italia, già si era registrato a ChatGPT prima della sospensione è ora necessario dichiarare di essere maggiorenni o di avere almeno 13 anni (e in questo caso di  avere il consenso dei genitori per l’uso dell’applicazione). Per chi si registri ex novo è ora necessario inserire la data di nascita e, se da ciò risulta che la persona è minore di 13 anni, la procedura si blocca (naturalmente resta il problema delle false dichiarazioni, ma questo vale un po’ per tutti i servizi e le piattaforme digitali).

 

 


 

Per ora il Garante si è detto soddisfatto per le misure intraprese ma, come già richiesto con il provvedimento dello scorso 11 aprile, il meccanismo di age gap dovrà essere migliorato. Inoltre la società californiana dovrà realizzare una “campagna di comunicazione finalizzata a informare tutti gli italiani di quanto accaduto e della possibilità di opporsi all’utilizzo dei propri dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi”.

Il Garante “riconosce i passi in avanti compiuti per coniugare il progresso tecnologico con il rispetto dei diritti delle persone e auspica che la società prosegua lungo questo percorso di adeguamento alla normativa europea sulla protezione dati”, ha dichiarato il Gpdp. L’autorità  in ogni caso andrà avanti nell’attività istruttoria avviata nei confronti di OpenAI, oltre a collaborare alla neocostituita task force europea per la privacy.


 

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