01/06/2023 di Redazione

Intelligenza artificiale, un rischio pari alla bomba atomica?

Centinaia di esperti, imprenditori e studiosi di AI chiedono di valutare i pericoli dell’intelligenza artificiale. Geoffrey Hinton, Bill Gates e Sam Altman tra i firmatari.

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L’intelligenza artificiale è davvero un rischio per l’umanità? Una paura forse esagerata, estrema, che però si sta facendo strada anche grazie, paradossalmente, a chi questa tecnologia ha contribuito a crearla o a portarla al successo commerciale. Ci sono anche Geoffrey Hinton, uno tra i padri del deep learning (e ormai ex ricercatore di Google) e il Ceo di OpenAI Sam Altman tra le centinaia di firmatari di una lettera aperta in cui l’intelligenza artificiale viene definita come un potenziale rischio per l’umanità, paragonabile addirittura a una pandemia o a una guerra nucleare.

Ma la schiera dei preoccupati include anche il fondatore di Microsoft, Bill Gates, e l’attuale chief technology officer dell’azienda di Redmond, Kevin Scott, e ancora Jaan Tallinn (cofondatore di Skype), Dario e Daniela Amodei (rispettivamente Ceo e presidente di Antrophic, la società concorrente di OpenAI che ha Google come suo principale investitore) e numerosi altri imprenditori luminari universitari, ricercatori, informatici, filosofi.

La lettera, pubblicata sul sito della società di ricerca e no-profit Center for Ai Safety, nel titolo riassume il suo appello: “Mitigare il rischio dell’estinzione dovuta all’AI dovrebbe essere una priorità globale, accanto ad altri rischi per la società come le pandemie e la guerra nucleare”.

“Esperti di AI, giornalisti, regolatori e il pubblico stanno discutendo sempre di più di un ampio spettro di rischi importanti e urgenti, che derivano dall’AI”, recita il breve testo della lettera. “Ciononostante, può essere difficile dar voce alle preoccupazioni su alcuni dei rischi più gravi dell’AI”.

La lettera aperta mira a “superare questo ostacolo e ad aprire il dialogo”, e inoltre vuol rendere noto il fatto che sta crescendo il numero di “esperti e figure pubbliche che prendono seriamente alcuni dei più severi rischi dell’AI avanzata”. I rischi a cui si fa riferimento implicitamente, come ormai noto, riguardano soprattutto il potenziale impatto dell’AI generativa sull’occupazione, le possibili violazioni privacy e di copyright (per la mancata trasparenza sui dati usati per allenare i large language model) e, non da ultimo, gli utilizzi malevoli per attività di cybercrimine o disinformazione e propaganda (proprio in queste settimane, migliaia di deepfake a sfondo politico legati alle prossime elezioni presidenziali Usa stanno circolando sui social media). C’è poi il noto problema del bias degli algoritmi, che non è tuttavia un problema specifico dell’AI generativa.

 

(Immagine di iuriimotov su Freepik)

 

Che questi siano aspetti critici dell’intelligenza artificiale, su cui è necessario definire nuove regole, è ormai un’opinione diffusa, e il mondo politico e istituzionale sta lavorando per colmare l’attuale vuoto normativo. I “rischi gravi” a cui la lettera fa cenno sono, però, un altro paio di maniche. Ed è significativo che addirittura il Ceo di OpenAI, l’azienda che con ChatGPT ha contribuito a portare alla ribalta e alla notorietà di massa l’intelligenza artificiale, consideri quest’ultima come una potenziale minaccia per l’umanità.

Lo stesso può essere detto di Geoffrey Hinton, il quale recentemente in un’intervista ha dichiarato che siamo, a suo dire, molto vicini al punto in cui le macchine diventeranno più intelligenti dell’uomo. Ma la sua principale paura è che l’AI diventi uno strumento al servizio della propaganda politica o della guerra. Qualcosa di simile, d’altra parte, si potrebbe dire di molte tecnologie esistenti, che sono state effettivamente usate per fini costruttivi o distruttivi, dalla rete Internet ai droni, dai satelliti al cyberspionaggio. Sull’intelligenza artificiale oggi non mancano punti di vista molto meno allarmistici, e i suoi utilizzi in campo medico e scientifico la tratteggiano più come un benefattore per l’umanità che non come una forza oscura.

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