Pubblicato il 13 marzo 2018 da Redazione
Niente censura né “bacchetta magica”, le fake news si combattono con un approccio multidimensionale e coordinato, basato su cinque pilastri. È questa la sintesi di un report commissionato dalla Commissione Europea a un gruppo di esperti indipendenti (Hleg) sul tema delle bufale e della disinformazione nell’era dei social network. Secondo il documento, è necessario avanzare delle risposte energiche e in grado di generare un effetto ad ampio spettro su un fenomeno molto complesso, per cui non c’è una soluzione unica e immediata. Innanzitutto, il primo obiettivo a cui puntare è la trasparenza delle news online, che richiede una rigorosa condivisione (anche dal punto di vista della privacy) sulle modalità con cui i sistemi garantiscono la circolazione delle notizie, vale a dire gli algoritmi che scelgono e promuovono i contenuti. In secondo luogo, sottolineano gli esperti, è fondamentale promuovere la conoscenza che le persone hanno dei media, per combattere la disinformazione e aiutare gli utenti a “farsi strada nell’ambiente dei media digitali”.
Il terzo punto riguarda direttamente i giornalisti, che dovrebbero avere la possibilità di sfruttare strumenti informatici per combattere le bufale, alimentando nel contempo un sentimento positivo nei confronti delle nuove tecnologie. Seguono poi la salvaguardia della diversità e della sostenibilità dell’ecosistema dei media europei e la promozione di ricerche e indagini sull’impatto della disinformazione nel Vecchio Continente, allo scopo di valutare le conseguenze delle misure messe in campo.
Per il breve e medio termine l’Hleg suggerisce di seguire un approccio autoregolamentato, “basato su un processo di coinvolgimento ben definito fra più stakeholder, incluso in una roadmap vincolante e concentrato su azioni specifiche”. I portatori di interessi citati nel report sono numerosi e sono incluse le piattaforme online, i media tradizionali, i giornalisti, i creatori di contenuti indipendenti e l’industria pubblicitaria.
Tutti questi soggetti sono invitati ad aderire a un codice deontologico, che “rifletta ruoli e responsabilità dei singoli stakeholder. Il suo fine sarebbe la promozione di un ambiente in grado di favorire la libertà d’espressione, promuovendo la trasparenza e l’intelligibilità fra i diversi tipi di canali informativi”.
Infine, per essere sicuri che vengano seguiti tutti questi passi, il gruppo di esperti consiglia di dare il via a una “coalizione” che rappresenti i portatori di interessi principali, allo scopo di elaborare il codice deontologico e di garantire il rispetto dei suoi principi. Nel 2019, dopo aver valutato con attenzione l’efficacia e l’efficienza di queste misure, si potrebbero ideare ulteriori strategie da affidare al nuovo mandato della Commissione Europea, in quanto il “governo” Juncker scadrà proprio l’anno prossimo.
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