11/06/2024 di Roberto Bonino

Ferretti (Protiviti): il lift & shift verso il cloud è un autogol

Opportunità o complicazione? Non sono poche le aziende che ancora stanno cercando di capire come migrare per trarne un adeguato beneficio. Enrico Ferretti, managing director di Protiviti Italia, spiega quali percorsi seguire ed errori da evitare.

Immagine generata con l'AI

Immagine generata con l'AI

La tendenza alla migrazione verso il cloud è un dato di fatto anche in Italia. La ricerca “Digital Business Transformation Survey” di Tig (The Innovation Group) indica che oggi oltre il 50% delle aziende si trova in stato avanzato nella migrazione dei processi e un altro 38% sta procedendo nella stessa direzione, avendo già consolidato almeno alcuni passaggi-chiave.

Le motivazioni della scelta sono chiare ai più: “Scalabilità tecnologica, volontà di tenere le spese sotto controllo, condivisione delle strategie di cybersecurity e anche attenzione alla sostenibilità stanno guidando da tempo l’evoluzione delle infrastrutture”, conferma Enrico Ferretti, managing director della società di consulenza Protiviti. “Si tratta di criteri di scelta perlopiù molto realistici, ma il percorso va affrontato in maniera corretta. Spesso dietro una scelta non si cela un modello strategico solido e questo vale soprattutto per le medie e piccole imprese”.

Enrico Ferretti, manager director di Protiviti

Enrico Ferretti, manager director di Protiviti

Non certo a sorpresa, è l’aspetto economico a guidare la scelta. Ma la citata ricerca Tig testimonia anche come la gestione della spesa per i servizi cloud resti la principale sfida incontrata fino ad oggi nella migrazione (54% del campione analizzato). Su questo punto, Ferretti espone un punto di vista piuttosto netto: “Oggi si tende a fare soprattutto lift & shift, ma si tratta di un autogol, perché le applicazioni tradizionali non sono state progettate per operare in un    contesto di pagamento a consumo. Se prima non si procede all’ottimizzazione delle risorse, il loro funzionamento 24x7 non può che portare alla lievitazione dei costi”.

La ricetta di Protiviti, che si è ritagliata il proprio spazio nel supporto alla trasformazione delle aziende, si fonda sulla comprensione degli interventi da effettuare sul parco applicativo, in direzione della modernizzazione del disegno, per poi poter effettivamente sfruttare i benefici del cloud, costruire un business case e poi monitorare quanto accade: “Lavoriamo con strumenti automatici di controllo della spesa e aggiungiamo la competenza delle nostre persone. Siamo così in grado di far ottenere risparmi anche oltre il 50% rispetto alla situazione preesistente”, promette Ferretti.

Esistono oggi strumenti che consentono di velocizzare e prevedere l’impatto sui costi delle azioni che si intraprendono. Protiviti fa leva sulle metodologie FinOps, ormai piuttosto consolidate, ma che richiedono competenza, per capire dove intervenire per recuperare efficienza: “Raccogliamo dati sui servizi che consumano di più e andiamo ad automatizzare il provisioning dove possibile, in alcuni casi senza nemmeno la necessità dell’intervento umano”, precisa Ferretti.

L’approccio del consulente parte dalla progettazione delle landing zone per le architetture di riferimento in ottica di deployment sul cloud, prima di andare nel merito del parco applicativo. A questo punto, arriva la decisione di quali possano essere i primi passi da compiere, andando verso la migrazione o anche la dismissione per spostarsi su soluzioni SaaS. Internamente, esistono competenze su tutti gli hyperscaler, ma in Italia c’è una certa preferenza verso Microsoft Azure. L’azienda conta oggi su un organico locale di oltre 400 persone distribuire su tre sedi e una crescita ponderata organica dell’11% nei vent’anni di presenza in Italia.

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