Per le banche italiane non è ancora una priorità, ma pian piano diventa un’attività più solida, meno sperimentale. Il Fintech, cioè le soluzioni digitali che consentono l’erogazione e la fruizione di servizi finanziari (principalmente, ma non solo, di pagamento), per gli intermediari italiani rappresentano solo il 5% della spesa complessiva in tecnologie informatiche. Così sottolinea la “Indagine Fintech 2023” di Banca d’Italia, che in quest’ultima edizione ha censito 430 progetti di investimento già completati o ancora in corso nelle banche del nostro Paese.
Banca d’Italia ha stimato che nel biennio 2021-2022 in Italia gli intermediari finanziari abbiano investito in Fintech 600 milioni di euro, cioè appena il 5% della spesa complessiva per l’acquisto di software, hardware, servizi e sistemi informatici. La stima per il biennio 2023-2024 sale, comunque, a 901 milioni di euro e sono previsti ulteriori 380 milioni di euro da spendere a partire dal 2025 per il completamento dei progetti già in corso. Il processo di trasformazione digitale si concentra su pochi soggetti: attualmente i primi dieci investitori in Fintech mobilitano oltre l’87% della spesa totale.
Interessante è il fatto che nel biennio 2023-2024 i progetti di nuovo lancio siano meno numerosi ma di maggior peso in termini di risorse stanziate: verrebbe da dire che, dopo una fase di sperimentazione, ora si va verso il consolidamento delle iniziative. Questo è confermato da vari indicatori, come la quantità di progetti avviati su larga scala, il numero degli addetti coinvolti, le collaborazioni con soggetti esterni e il valore della partecipazione azionaria in società Fintech.
Rispetto alla precedente rilevazione di Banca d’italia, è aumentata sia la percentuale di intermediari che collaborano con società terze (dal 46% al 51%) sia il numero di accordi stretti (da 330 a 470), mentre per quanto riguarda la partecipazione azionaria il valore nominale delle quote nel 2023 ammontava a 1.114 milioni di euro, ossia cinque volte il valore osservato nel 2021. Sono tutti segnali del fatto che le banche italiane credono nel Fintech, anche quando non si lanciano a tutta velocità in nuovi progetti.
Quanto alle singole tecnologie su cui si investe, la fotografia è variegata. Sta aumentando in modo apprezzabile l’utilizzo del cloud e di sistemi di raccolta automatica dei dati della clientela (come il riconoscimento ottico dei caratteri), più lieve invece è la crescita di soluzioni che usano i Big Data. Cresce l’uso del machine learning per la lotta alle frodi e al riciclaggio, mentre è limitata l’applicazione di tecnologie di Natural Language Processing (Nlp).
Circa un quinto dei progetti (20,5%) è mirato alla creazione di piattaforme Web o app mobili, mentre il 16,5% è imperniato sull’intelligenza artificiale e il 14,9% sulle Application Programming Interface (Api) che mettono in comunicazione tra loro applicazioni e database differenti. Le Api tra l’altro sono fondamentali per l’Open Banking, cioè per tutte quelle attività in cui è previsto lo scambio di dati tra i diversi attori dell'ecosistema bancario e Fintech per consentire l’erogazione di un servizio, per esempio di pagamento.
L’approccio “aperto” si è progressivamente affermato a partire dalla direttiva PSD2 (Payment Services Directive 2), entrata in vigore nel 2019, e con le nuove regole sull’autenticazione forte per le procedure di pagamento e bancarie online. L’Open Banking ha permesso a molte banche non perdere rilevanza e clienti, collaborando (anziché combatterli) con i fornitori di servizi Fintech “puri”, nati come tali. Proprio il report di Banca d’Italia mostra tuttavia che gli investimenti per nuovi progetti di Open Banking stanno calando drasticamente, dai 156 milioni di euro del 2021-2022 ai 46 milioni di euro del successivo biennio. Le nuove iniziative continuano a focalizzarsi sui servizi di pagamento, ma anche sull’uso delle identità digitali, sullo sviluppo di digital wallet, su progetti di credit scoring e di gestione delle finanze (personali e aziendali).
Trovate altri approfondimenti sul tema del digital banking nell'ultimo numero di Technopolis, in cui parliamo tra le altre cose delle opportunità legate all'intelligenza artificiale e del nuovo regolamento Dora, a cui le aziende di servizi finanziari dovranno adeguarsi. Buona lettura!