14/02/2024 di Valentina Bernocco

La strategia di Ovhcloud: innovazione, sicurezza e unicità

Un’offerta che si amplia (anche in direzione dell’AI) per competere con quella degli hyperscaler del cloud pubblico, ma anche un focus su sostenibilità e sovranità del dato.

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Innovazione, convenienza, sovranità dei dati, sostenibilità: poggiando su questi pilastri, Ovhcloud è convinta di poter far concorrenza ai grandi fornitori hyperscaler statunitensi, cioè Amazon, Microsoft e Google. Il provider francese, storicamente radicato nei servizi di hosting e private cloud, oggi è sempre più spinto anche verso il public cloud e ha nuove carte da giocare. La prima, forse la più rilevante per le aziende e i partner di canale italiani, è l’apertura della prima local zone italiana, nell’area di Milano, programmata per i prossimi mesi: da qui saranno erogati servizi di calcolo, storage, networking, gestione di Kubernetes in multi-cloud e altro ancora, con progressivo allargamento dell’offerta. I vantaggi sono quelli legati alla prossimità, quindi bassa latenza ed elevata disponibilità del servizio, ma anche conformità ai dettami del Gdpr e dunque particolari garanzie sul trattamento dei dati. 

La “zona locale” italiana è solo un tassello di una strategia che prevede l’apertura di 150 local zone a livello mondiale entro il 2026, 15 delle quali già quest’anno. Le prime due, Madrid e Bruxelles, sono state ufficialmente inaugurate questa settimana. Grazie alla tecnologia di Gridscale, società tedesca acquisita l’anno scorso, a Ovhcloud basta disporre di una infrastruttura limitata all’interno di centri di colocation per poter erogare servizi “locali”. 

Come spiegato ai giornalisti italiani da John Gazal, vicepresidente Southern Europe e Brasile di Ovhcloud, laddove possibile le zone saranno create tramite colocation all’interno di infrastrutture di data center esistenti, perché questo metodo richiede investimenti nettamente inferiori, garantisce tempi di avvio più rapidi e, non da ultimo, ha un minore impatto ambientale. “Con il nostro modello di local zone si hanno tutti i vantaggi di residenza dei dati, bassa latenza e alta disponibilità”, ha sintetizzato Gazal.

Ovhcloud, naturalmente, non è l’unico fornitore a proporre servizi cloud poggiati su server ubicati nel Paese del cliente. Ma l’azienda sottolinea la propria peculiarità. “C’è una grande confusione sul concetto di local zone”, ha detto Gazal. “Non basta che i dati siano in Italia. Se l’hyperscaler è americano, sarà soggetto alla legge americana”. 

John Gazal, vicepresidente Sud Europa e Brasile di Ovhcloud

John Gazal, vicepresidente Sud Europa e Brasile di Ovhcloud

Focus su sicurezza e sostenibilità

“Per noi l'innovazione è fondamentale per fare concorrenza diretta agli hyperscaler americani”, ha rimarcato Gazal. “Sono tre gli elementi di innovazione: sicurezza, sostenibilità e prodotti”. Per quanto riguarda il primo punto, il manager ha citato il piano da 30 milioni di euro lanciato tre anni fa per rafforzare la resilienza dei 40 data center di Ovhcloud nel mondo, piano che “sta avanzando come previsto dalla roadmap”. Inoltre Gazal ha menzionato il tema della tripla replica dei dati, fortemente richiesta dai clienti e attualmente disponibile attraverso tre data center dell’area di Parigi.

Per quanto riguarda l’innovazione per la sostenibilità, Ovhcloud si adopera a più livelli, dal riuso di materiali nella produzione di server, all’estensione del ciclo di vita dei server stessi, all’utilizzo di un sistema di liquid cooling (raffreddamento ad acqua) più efficiente di quello della concorrenza. 

A ciò si affianca il lancio, cinque mesi fa, di uno strumento Web gratuito per il calcolo delle emissioni di gas serra associate all’uso dei servizi cloud. “Il calcolo è end-to-end, cioè considera l’impatto dell'attività nel data center ma anche fuori”, ha sottolineato Gazal. Carbon Calculator, questo il nome, permette a un cliente di mappare le emissioni dirette e indirette (Scope 1 e Scope 2) dei servizi cloud utilizzati, cioè dei consumi dei sistemi di raffreddamento e di rete nei data center. Ma non solo: include anche le emissioni dell’intera supply chain (Scope 3), cioè la produzione dell’hardware, il trasporto, il trattamento e la gestione dei rifiuti. Attualmente disponibile per i servizi di bare metal, questo strumento sarà prossimamente esteso anche al public cloud.

Dionigi Faccenda, partner program manager Italia di Ovhcloud

Dionigi Faccenda, partner program manager Italia di Ovhcloud

Un’offerta in evoluzione

Il terzo fronte d’innovazione riguarda l’offerta. “Non abbiamo dimenticato il nostro passato”, ha detto Dionigi Faccenda, partner program manager Italia di Ovhcloud. “Il 60% del fatturato proviene dal private cloud, in cui abbiamo migliorato nettamente le prestazioni e aggiunto servizi, per esempio di storage e advanced bare metal, che ci permettono di indirizzare un mercato più enterprise. Mettiamo molta enfasi sul modello multi-cloud, perché questa è la nostra esperienza”. 

L’altra fetta del business sono i servizi di hosting e Web cloud, che rappresentano circa il 20% del giro d’affari, in crescita del 6% anno su anno. E c’è poi il public cloud, dove l’operatore francese si scontra con i colossi nordamericani e ha ottenuto il significativo risultato di una crescita dei ricavi del 21% nel 2023. “Nel public cloud abbiamo esteso l’offerta con oltre quaranta servizi”, ha illustrato Faccenda. “Quindi siamo paragonabili agli hyperscaler in termini di offerta, con la differenza che con Ovhcloud il dato è sovrano, rimane in Europa. Questo è un punto fondamentale, di cui si parla almeno da due anni, ma che non è stato ancora ben recepito dal mercato. Il nostro è un cloud aperto, su cui abbiamo sviluppato molte innovazioni di PaaS (con servizi come Kafka, MySQL e altri) e una partnership molto forte con MongoDB, indirizzata al mondo enterprise”.

L’innovazione dell’offerta abbraccia anche l’intelligenza artificiale generativa, con la recente introduzione di diversi servizi fruibili a consumo per il training dei modelli, il deployment (tramite una libreria integrata con diversi modelli preimpostati), la scrittura di codice e la creazione di applicazioni (AI App Builder, una soluzione serverless completamente gestita per creare assistenti di AI generativa). Inoltre sono a disposizione istanze di calcolo ottimizzate per applicazioni di intelligenza artificiale grazie alla presenza di Gpu Nvidia (H100, A100, L40S e altre), elevata allocazione di Ram e storage locale ad alte prestazioni.  “La parola chiave per noi è democratizzazione”, ha affermato il partner program manager italiano, “e significa che avremo a disposizione tutte le certificazioni per poter osservare i dati dell'intelligenza artificiale. La sovranità del dato farà da padrona anche per l’AI”. 

Sono circa 1350, di cui un centinaio in Italia, i partner di ecosistema di Ovhcloud, tra system integrator e rivenditori. “Nell’ultimo anno”, racconta Faccenda, “si sono aggiunti una ventina di nuovi partner, con caratteristiche un po’ diverse: sono integratori IT che lavorano per ammodernare le infrastrutture informatiche dei clienti, spesso ancora poco adatte per andare in cloud in modo efficiente. Sono fondamentali per quest’opera e anche per aiutare ad adottare tecnologie come Kubernetes, l’intelligenza artificiale e il Database as-a-Service. Tecnologie su cui tipicamente le aziende non hanno competenze al proprio interno”.

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