Vederci bene è il primo passo, ma non basta. Bisogna anche saper collegare tra loro le cose, interpretarle e tenerle sotto controllo. E se aggiungessimo anche la capacità di correggere il problema in poche mosse, anche da remoto? Oggi quello della cosiddetta osservabilità (observability) è uno dei tanti ambiti dell’informatica in cui l’intelligenza artificiale sta portando innovazione. Ma per Riverbed, che di observability fa la sua specialità, questa innovazione deve tradursi in un valore concreto e immediato: aiutare le aziende a gestire infrastrutture IT sempre più complesse e frammentate tra una molteplicità di ambienti, dispositivi, software e fonti di dati.
Fondata nel 2002 e attiva in Italia dal 2006, Riverbed oggi cala la sua proposta in un contesto ben diverso da quello di venti, dieci o cinque anni fa. Come noto, negli ultimi anni l’adozione del cloud (cioè di più cloud, in abbinata agli ambienti on-premise) e la diffusione del lavoro ibrido hanno accentuato la tendenza alla complessità e alla frammentazione dell’IT. Ed è diventato molto più difficile garantire sicurezza, prestazioni, buon funzionamento e controllo in tutto l’ambiente informatico, per tutti gli utenti.
Eliminare frammentazione e punti ciechi
Il punto di svolta, rispetto a una semplice piattaforma di monitoraggio, è quello che Riverbed ha chiamato “osservabilità unificata”, Unified Observability. “La nostra piattaforma dà una vista unica, completa e aperta su tutto lo stack, permettendo di ottimizzare al massimo le esperienze digitali degli utenti”, ha spiegato Victor Calderón, sales manager Mediterranean countries di Riverbed, in un incontro con la stampa di settore. “Proponiamo una serie di strumenti utili a monitorare e migliorare le prestazioni. Non siamo certamente i soli a farlo, ma quello che ci differenzia è la visuale totale e integrata”.
Dai Pc portatili e smartphone usati per lavorare alle piattaforme per la collaborazione, dai server alle applicazioni: i “punti ciechi” e i malfunzionamenti possono essere di natura diversa. Quel che accomuna le varie situazioni è il fatto che un disservizio o una prestazione non ottimale si traducano in problemi, cattiva user experience, inefficienze, o peggio. Pensiamo a collegamenti che “saltano” in una riunione online, o a un dispositivo mobile da sostituire perché la batteria ha fatto il suo tempo, o a un’applicazione rivolta al consumatore (come un sito di e-commerce) che, se troppo lenta, lo fa fuggire. O, ancora, a una grande azienda che paga per licenze software o servizi di cui non ha veramente bisogno, con conseguente spreco di denaro.
Victor Calderón, sales manager Mediterranean countries di Riverbed
La visione unificata incontra l’AI
Come spiegato da Calderon, le aziende (e specie quelle di grandi dimensioni) si confrontano oggi con tre sfide: migliorare l’esperienza digitale di clienti e dipendenti, semplificare la gestione dell’infrastruttura IT e adottare una intelligenza artificiale che porti vantaggi reali. Per rispondere a queste sfide Riverbed propone quindi strumenti differenti e specifici, ma connessi tra loro dallo Unified Agent, uno strumento che raccoglie dati da varie fonti (sistemi desktop, portatili, cloud) e li aggrega in una piattaforma centralizzata.
Qui si innestano i vari moduli per il monitoraggio delle prestazioni di rete (Network Performance Monitoring), delle applicazioni (Application Performance Management), degli ambienti cloud-nativi e di lavoro remoto (Npm+, di recente lancio), della user experience (Aternity). Le dashboard visuali di Riverbed riassumono gli eventi e le azioni applicate, ma è anche possibile integrare questi flussi di lavoro con strumenti di IT Service Management. Sono più di trenta le integrazioni (predefinite e personalizzabili) con software e servizi terzi, tra cui quelli di Microsoft, Dynatrace, Red Hat, ServiceNow e Splunk. “Eliminiamo i punti ciechi e garantiamo una visuale uniforme sull’intera infrastruttura IT”, ha rimarcato il manager spagnolo.
L’intelligenza artificiale completa e migliora l’ingranaggio. Alla base della piattaforma c’è una tecnologia di AIOps (gestione delle operazioni IT basata sull’intelligenza artificiale) che analizza e correla i dati di telemetria raccolti, per identificare rapidamente la causa di un problema e poi risolverlo (o mitigarlo) con un’azione automatica. Con il servizio SaaS Riverbed IQ è possibile analizzare grandi quantità di dati eterogenei per trarre insight ed evidenziare anomalie (in modalità, luoghi, orari di fruizione di un’applicazione, per esempio) che rappresentano problemi o potenziali rischi. Inoltre Riverbed IQ automatizza il troubleshooting attraverso analisi del contesto, prioritizzazione, flussi di lavoro predefiniti e best practice. “L’intelligenza artificiale non è soltanto una moda”, ha commentato Calderon. “Vogliamo aiutare le aziende a trarre valore dai propri dati, con insight che possano migliorare l’efficienza operativa e ridurre i costi”.
L’offerta di Riverbed è in continuo sviluppo, come dimostra la recente aggiunta di un modulo di monitoraggio dell’esperienza digitale su dispositivi mobili: Aternity Mobile Experience, questo il nome, monitora oltre 150 metriche di funzionamento di dispositivi Chromebook, smartphone e tablet Android e iOS, chioschi e sistemi Pos. Raccogliendo, per esempio, dati sull’utilizzo della Cpu e della memoria, sulla durata della batteria e sulla qualità della rete, questo strumento aiuta i team IT a diagnosticare e risolvere proattivamente eventuali problemi, intervenendo da remoto o magari pianificando la sostituzione dell’apparecchio.