02/12/2014 di Redazione

Intel compra PasswordBox, il lucchetto digitale delle password

La società canadese porterà la propria tecnologia di gestione delle identità digitali all’interno dell’offerta Intel. In due anni di vita, il software di PasswordBox è stato scaricato 14 milioni di volte permettendo agli utenti di memorizzare e sincronizz

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Intel sa bene che, in tempi di cloud computing e di mobile, assicurare sicurezza alle aziende significa anche aiutarle a gestire le identità digitali dei suoi utenti. Così si spiega l’acquisizione di PasswordBox, società canadese di Montreal focalizzata sull’identity management, che passa nelle mani di Intel per una cifra non specificata. Da tempo il colosso californiano, già proprietario del marchio McAfee (parte di Intel Security), ha allargato il proprio business al di là dei processori; d’altra parte il tema della gestione dell’identità è integrato all’interno dei chip Intel Core Haswell attraverso vPro, una componente sfruttata per l’autentificazione a due fattori.

I termini economici dell’accordo non sono stati resi noti. La tecnologia di PasswordBox verrà inglobata all’interno dell’offerta di Intel Security e di McAfee, così come entreranno in Intel i 48 dipendenti della società canadese. “L’acquisizione supporterà future innovazioni che verranno annunciate in un secondo momento”, specifica una nota di Intel, mentre Daniel Robichaud, Ceo e cofondatore di PasswordBox, ha sottolineato come le due aziende condividano “lo stesso obiettivo di migliorare la protezione dell'identità digitale in tutti i dispositivi e le piattaforme”.

 

 

Fondata nel 2012, PasswordBox propone un servizio di memorizzazione e sincronizzazione delle parole chiave che in poco più di due anni ha ottenuto più di 14 milioni di download. Il servizio funziona come una sorta di “lucchetto digitale”, che racchiude in un’area protetta non solo le password ma anche note cifrate, iscrizioni, informazioni su passaporti e alte informazioni utilizzabili per accedere a qualsiasi tipo di account Web, da Gmail a Facebook, o ad attività di online banking o, ancora, ad applicazioni aziendali. Tali dati risultano poi disponibili su tutti i dispositivi (anche su piattaforma iOS e Android) dell’utente attraverso la sincronizzazione e operazioni di cifratura/decifratura eseguite localmente con algoritmo crittografico AES-256.

La mossa di Intel testimonia quanto il tema della sicurezza informatica e della violazione dei dati  sia sempre più attuale, rappresentando una minaccia crescente per le aziende e per i singoli utenti. Secondo un recente studio di Deloitte, oltre il 90% delle password create dagli utenti sono vulnerabili all’hacking, mentre lo scorso anno Experian Plc ha rilevato quanto sia diffusa la rischiosa pratica del riuso delle parole chiave su più servizi: l’utente medio utilizza soltanto cinque password differenti per accedere a 26 account.

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