21/05/2021 di Redazione

Appian estende le capacità della piattaforma low-code ai dati

Lo specialista americano ha presentato una nuova versione estesa del proprio ambiente di sviluppo rapido, aggiungendo un’evoluzione del logo aziendale. Una ricerca con il Financial Times delinea come saranno i leader del mondo finance.

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Molti leader del mondo tecnologico hanno sottolineato come i cambiamenti del 2020 abbiano velocizzato alcuni processi di rinnovamento. Il Ceo di Appian, Matt Calkins, aveva già rilevato lo scorso anno come le evoluzioni siano avvenute in un contesto di urgenza e le tecnologie low-code abbiano facilitato un adattamento più rapido.

Da qui è ripartito anche in apertura dell’Appian World 2021, per ribadire come la propria piattaforma di sviluppo low-code consenta di realizzare applicazioni di business automatizzando i processi fra sistemi già esistenti, dati, robot, interventi umani e intelligenza artificiale e integrando tutto in un unico workflow: “Il low-code è la soluzione più logica per implementare applicazioni ovunque, sviluppando una sola volta per ogni genere di dispositivo, online e offline. Nel tempo dello smart working diventato paradigma, si tratta di un vantaggio fondamentale, cui si aggiunge l’integrazione nativa della sicurezza”, ha sottolineato Calkins.

L’occasione dell’annuale evento mondiale è stata sfruttata per dettagliare la nuova versione 21.2 della piattaforma. Una delle novità salienti riguarda Appian Records, un tool che consente di centralizzare e sincronizzare i dati che provengono da diverse fonti. Ora sarà possibile realizzare connessioni e stabilire relazioni fra i dati, connettendosi a diversi database, servizi Web, Crm o altri ambienti, per poi combinare tutto in una sola vista composita, senza alcuna necessità di programmazione.

A questo si aggiunge, oltre al cambiamento di logo (dal rosso al blu), anche l’arrivo di azioni Rpa supplementari per il mondo Windows e una biblioteca di ulteriori azioni scaricabili dall’AppMarket di Appian. Il vendor intende rafforzare le funzionalità della piattaforma per amministrare componenti best-of-breed. Per questo, oltre a indicatori di prestazioni e costi per i bot Blue Prism e di altre terze parti, è stato introdotto anche un tool di computer vision destinato a rilevare icone cliccabili in ambienti Citrix e Windows. L’elaborazione dei documenti si basa sull’intelligenza artificiale, per estrarre dati senza dover ricorrere a software esterni ed eliminando il lavoro manuale nei workflow.

Matt Calkins, Ceo di Appian

La versione 21.2 offre anche capacità di collaborazione per la co-creazione di applicazioni fra sviluppatori, così come un supporto alla progettazione migliorato per ottimizzare le performance. Ulteriori evoluzioni riguardano i team DevSecOps, ai quali viene proposta una semplificazione dello spostamento delle applicazioni fra ambienti di sviluppo, test e produzione. Da vedere in proiezione futura, invece, l’appoggio ai microservizi. Appian ha dimostrato questa possibilità con Portal, uno strumento per ora disponibile in versione beta. Fino a oggi, la piattaforma ha potuto far leva su container orchestrati con Kubernetes, ma i clienti non hanno il controllo su elementi specifici delle applicazioni. Portal raggruppa un’interfaccia, logiche di business e integrazione in un container di microservizi, che può essere implementato in cloud.

Focus sul finance e sui leader del settore

Appian World è stato anche teatro della presentazione di un indice di maturità sull’automazione, uno strumento interattivo di analisi comparativa online, progettato per offrire informazioni in modo particolare alle aziende del settore finanziario, notoriamente quello più importante per il business del vendor.

Il tool si fonda su uno studio, realizzato in collaborazione con il Financial Times (tramite la controllata Longitude) e condotto su un campione di 500 manager a livello mondiale, che ha permesso di definire dieci dimensioni distinte in materia di automazione. Le imprese interessate possono valutare i propri progressi in rapporto a ciascuna di queste dimensioni.

Dallo studio citato, emerge che le istituzioni finanziarie si possono suddividere in tre categorie, ovvero i leader (quelli che vantano un’automazione innovativa o sofisticata), i ritardatari (che dichiarano di non trarre alcun vantaggio dall’automazione) e gli intermedi (che rappresentano il 65% del campione esaminato). Il 98% dei leader hanno ottenuto notevoli riduzioni dei costi e vantaggi competitivi dall’utilizzo di strumenti Rpa. Il 70% dei leader ha intensificato il ricorso all’automazione, mentre il 44% degli intermedi resta bloccato alla fase pilota: “I dati raccolti indicano una certa correlazione fra dimensione delle aziende e maturità dell’automazione, ma la maggioranza si trova ancora a metà strada”, ha notato Michael Heffner, vicepresidente Solutions and Industry Go To Market di Appian.

Alla presentazione dello studio è intervenuta anche Iccrea, uno dei clienti storici di Appian. Giovanni Gallucci, responsabile automazione processi della società di servizi per il credito cooperativo, ha ricordato come due anni fa sia partito il progetto di unificazione dei processi per tutte le 130 banche servite e all’epoca occorresse farlo in modo rapido e senza impatto sui sistemi esistenti: “Il low-code si è rivelata la strada maestra e oggi utilizziamo l’automazione dappertutto, dal fraud management alla compliance, dal procurement all’antiriciclaggio e così via. I vantaggi sono già misurabili. Prima, nel caso delle frodi, occorrevano cinque mesi per un backlog e questo portava a dover sempre rimborsare le denunce. Ora analizziamo tutto in tempi molto più rapidi e rimborsiamo solo quello che realmente appare una frode. Anche il banking product lifecycle si è accorciato del 50% e ci consente di deliverare nella metà del tempo ed essere così i primi ad arrivare sul mercato con un determinato prodotto”, ha raccontato Gallucci.

 

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