30/09/2022 di Redazione

Recessione e aziende tech, arrivano nuovi tagli in Meta e Micron

La società di Mark Zuckerberg adotta una strategia di “cautela”, prevedendo possibili licenziamenti. Micron punta a tagliare la spesa Capex.

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Il cielo è carico di nubi per molte aziende tecnologiche, dai  colossi del Web e dei servizi digitali ai produttori hardware. Sono di Meta, la società proprietaria di Facebook, Instagram e Whatsapp, e del colosso dei semiconduttori Micron Technology gli ultimi annunci di tagli di personale e di investimenti dettati dal difficile contesto macroeconomico. Per quanto riguarda Meta, già durante l’estate era trapelata notizia di un rallentamento del piano di assunzioni dovuto a quella che il Ceo aveva chiamato “la peggiore regressione economica degli ultimi anni”.

Ora, riporta Bloomberg, nuovamente Mark Zuckerberg ha parlato con i dipendenti per ribadire la strategia di austerity scelta dalla dirigenza. “Avevo sperato che l’economia si sarebbe stabilizzata in modo più evidente a questo punto, ma da ciò che vediamo non sembra che sia successo, per cui vogliamo essere un po’ prudenti nella pianificazione”, ha detto l’amministratore delegato ai dipendenti, aggiungendo che l’azienda ridurrà il budget di molte sue divisioni. Le scelte sugli eventuali licenziamenti saranno lasciate al singolo team.

Insomma l’era della rapida crescita per Meta, e in particolare per Facebook, sembra essere terminata, se non definitivamente almeno per il medio periodo. A meno di non immaginare non solo una formidabile ripresa dell’economia (e, dunque, degli investimenti pubblicitari delle aziende sui social) ma anche una rapida concretizzazione di quel metaverso su cui tanto Mark Zuckerberg sta scommettendo e che potrebbe generare nuove fonti di ricavi.

D’altra parte la società di Menlo Park non è l’unica a dover stringere la cinghia. Tra marzo e settembre decine di multinazionali del settore tecnologico hanno annunciato un rallentamento delle nuovi assunzioni (citiamo Amazon, Apple, Intel, Lyft, Snap, Twitter, Uber) o addirittura dei tagli di personale (Alibaba, Netflix, Oracle, Tencent). 

Un altro segnale di crisi arriva ora da Micron Technologies, azienda forte soprattutto nel mercato delle memorie (Ssd, Dram, Nand) che già mesi fa aveva segnalato una dinamica di calo della domanda di Pc e di smartphone. In conferenza telefonica con gli investitori, l’amministratore delegato Sanjay Mehrotra, ha parlato di ottimizzazioni dei costi: “Abbiamo apportato significative riduzioni alla spesa Capex”, ha detto, “e ora ci attendiamo che per l’anno fiscale 2023 sarà intorno agli 8 miliardi di dollari, in calo di oltre il 30% su base annua”.

La multinazionale statunitense sta conservando buoni margini di profitto. Nell’ultimo bilancio trimestrale Micron ha riportato un risultato di 1,45 dollari di utili per azione, superando leggermente le stime degli analisti (1,41 dollari), mentre i ricavi si sono fermati un po’ sotto alle attese con un risultati di 6,64 miliardi di dollari (contro i 6,81 miliardi pronosticati).

In generale, per i produttori di semiconduttori le prospettive di medio periodo non sono cattive: mentre la domanda di smartphone e di computer (specie quelli di fascia consumer) è in calo, d’altra parte continua a crescere nel mondo la richiesta di servizi di cloud computing, per i quali sono necessarie capacità di calcolo e memoria e, dunque, componenti hardware da destinare ai data center. La domanda di componenti per i server e per l’automotive si manterrà sostenuta anche nei prossimi anni, come dimostrano gli
investimenti annunciati (anche in Italia) da Intel.

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