09/01/2025 di Valentina Bernocco

Tra gli “epic fail” del 2024 c’è anche l’intelligenza artificiale

Dal falso storico delle immagini generate da Gemini al down di Crowdstrice: ecco la lista del Mit Technology Review sui maggiori fallimenti tecnologici dell'anno passato.

Non è stato solo un anno di successi, anzi. Il 2024 della tecnologia è anche costellato di incidenti, delusioni, passi indietro e qualche “epic fail”, per usare il gergo della Rete. Da parte nostra possiamo dire che anche quest’anno l’intelligenza artificiale ha tenuto banco, pur tra le preoccupazioni e le critiche, mentre si è parlato poco di metaverso e questa tecnologia (o meglio ancora il più ampio ambito del Web3) ha finora deluso le attese di adozione di solo un paio di anni fa. Chissà che nel 2025, proprio con il supporto della GenAI, l’interesse per il metaverso non possa riaccendersi, come spera sicuramente Mark Zuckerberg.

Intanto, un po’ per curiosità e un po’ per sadismo, possiamo dare un’occhiata agli “otto peggiori fallimenti di tecnologia” del 2024, così come selezionati da Mit Technology Review. Come osserva l’autore di questa rassegna degli orrori, Antonio Regalado, alcuni di questi fallimenti strappano un sorriso, altri hanno generato disagi e problemi di un certo peso, altri ancora riflettono le difficoltà dell’economia. Vediamoli e commentiamoli uno a uno.

L’abbaglio della "woke AI"

Il termine woke, che identifica in modo dispregiativo o canzonatorio un certo atteggiamento culturale (di inclusività di superficie, non sostanziale) è stato uno dei tormentoni dell’anno sui social media e tra i commentatori della Rete. In molti avevano sorriso e altri avevano storto il naso davanti alle prime dimostrazioni del generatore di immagini di Gemini, il Large Language Model di Google: tra le variazioni sul tema proposte dal modello c’erano figure di Papa al femminile (magari un bell’esempio di progressismo, ma anche totalmente irrealistiche oggi come oggi) e rappresentazioni di un George Washington dalla pelle nera.

Chiedendo al modello di creare immagini di soldati tedeschi del 1943 o di padri fondatori americani, si ottenevano risultati altrettanto inclusivi in termini di genere ed etnia, ma non certo aderenti alla Storia. Bene per un esercizio di stile, una provocazione, una riflessione storica, forse. Malissimo se si vuole argomentare a favore dell’affidabilità della GenAI. Dopo le polemiche, Google ha messo in pausa la funzione di generazione delle immagini di Gemini per poterla perfezionare. Attualmente nella versione gratuita del servizio non è ancora possibile ottenere rappresentazioni di persone, in quella a pagamento sì.

Immagine da noi generata con l'AI di Freepik (in questo caso è stato usato il prompt "Black Pope", quindi l'AI ha prodotto un risultato coerente)

Immagine da noi generata con l'AI di Freepik (in questo caso è stato usato il prompt "Black Pope", quindi l'AI ha prodotto un risultato coerente)

La missione Boeing Starliner

Avrebbe dovuto essere una missione lampo di otto giorni, è diventato un soggiorno forzato di mesi, che non ha ancora una data di rientro fissata sul calendario. Uscendo dall’ambito dell’informatica, ma sempre parlando di tecnologia, l’articolo di Mit Technology Review cita il viaggio dei due astronauti Sunita Williams e Barry Wilmore a bordo della capsula di Boeing CST-100 Starliner. Incaricati di testare i sistemi di lancio, attracco e rientro della capsula, i due sono arrivati lo scorso giugno sulla Stazione Spaziale Internazionale e da allora sono lì bloccati. Prima dell’aggancio alla stazione spaziale, alcuni propulsori dello Starliner non hanno funzionato e, per la sicurezza dei due astronauti, Nasa ha deciso di farli tornare indietro con un altro mezzo (nonostante le rassicurazioni di Boeing sul funzionamento dello Starliner). L’agenzia statunitense ha dato l’incarico a Space-X, la società di servizi aerospaziali di Elon Musk, che avrebbe dovuto riportare a casa i due malcapitati a febbraio con l’occasione del volo orbitale della missione Crew-9. Il rientro ora è stato posticipato a fine marzo, a bordo della Crew-10 di Space-X.

Il 2024 è stato decisamente un anno sfortunato per Boeing, fin dal mese di gennaio, quando un aereo 737 MAX diretto in California aveva perso un portellone in volo, costretto poi a un atterraggio di emergenza. L’anno è proseguito tra scioperi del personale, multe legate alla sicurezza degli aerei 737 Max e le dimissioni del Ceo, Dave Calhoun.

Il down di CrowdStrike

Il primato di incidenti informatico dell’anno finito su tutte le prime pagine, pur in assenza di cyber attacchi, spetta al “down” di CrowdStrike dello scorso 19 luglio, quando un aggiornamento del software di sicurezza informatica aveva mandato in tilt 8,5 milioni di macchine Windows. Da qui il blocco dei servizi (IT, e di conseguenza di altro genere) per aziende, operatori sanitari, sistemi di trasporto ferroviario e aereo, emittenti televisive e radiofoniche di mezzo mondo. Delta Airlines, costretta alla cancellazione di settemila voli, ha fatto causa per 500 milioni di dollari.

<a href="https://www.freepik.com/free-vector/computer-forensic-science-digital-evidence-analysis-cybercrime-investigation-data-recovering-cybersecurity-expert-identifying-fraudulent-activity_11669602.htm#fromView=search&page=1&position=35&uuid=ec5a116e-b56c-4eb3-8472-2b0afb0dc085">Image by vectorjuice on Freepik</a>

L’agricoltura verticale

Bella e buona, ma troppo costosa. L’idea delle vertical farm, cioè gli orti verticali, è nata da qualche anno fa per merito di startup che hanno applicato principi di sostenibilità alla coltivazione di ortaggi, soprattutto. L’agricoltura verticale impiega robot, illuminazione Led e tecniche come l’idroponica (che fa crescere le piante in ambiente acquoso o dentro a lana di roccia, argilla, fibre di cocco o altri messi), l’aeroponica (nebulizzazione delle radici delle piante, che si trovano sospese in area, con soluzioni ricche di nutrienti) e l’acquaponica (creazione di un ambiente chiuso in cui i pesci, fertilizzando l’acqua, forniscono nutrimento alle piante e quest’ultime purificano l’acqua che torna in circolo).

Questi concetti non hanno perso validità, e in Italia per esempio vengono applicati fin dal 2018 da Planet Farm, una startup nostrana. Tuttavia ha fatto notizia il fallimento di Bowery, startup che lo scorso novembre ha chiuso i battenti, non avendo trovato ulteriori finanziamenti né un compratore (ma anche, ufficiosamente, per un’infezione che aveva colpito le sue coltivazioni). In precedenza Bowery aveva raccolto 700 milioni di dollari di finanziamenti e raggiunto una valutazione di 2,3 miliardi di dollari.

I cercapersone esplosi

La lista del Mit Technology Review prosegue con i diversi attacchi cyber che lo scorso settembre hanno fatto esplodere migliaia di cercapersone e walkie talkie appartenenti a miliziani di Hezbollah in Libano e in Siria, causando una decine di morti e migliaia di feriti. Dietro, probabilmente, la mano di Israele. Dalle analisi di diversi informatici forensi, si sarebbe trattato di cyber attacchi che hanno sfruttato una particolare configurazione dei cercapersone per farli esplodere.

Almeno una parte dei dispositivi colpiti era di marca Icom, un’azienda giapponese, e corrispondeva a modelli non più in commercio da anni. Altri riportavano il marchio della taiwanese Gold Apollo, società che si è però difesa spiegando che tale marchio era stato dato in licenza a un’azienda straniera. Secondo fonti di intelligence, sarebbe stata la società ungherese B.A.C. Consulting (segretamente legata ai servizi segreti israeliani) a produrre i dispositivi per conto della Gold Apollo. 

23andMe

Nella classifica del peggio del 2024 c’è anche 23andMe, società biotech di San Francisco che offre servizi di analisi del Dna per la ricerca delle origini, degli alberi genealogici e di mutazioni genetiche significative per la salute. Dopo aver goduto, inizialmente, di una buona reputazione, l’azienda ha visto crollare il proprio valore in Borsa e ora è circondata da voci di possibile fallimento. Con buona pace di chi ha già pagato per far analizzare il proprio Dna.

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La “brodaglia artificiale”

L’AI slop, cioè la sbobba o brodaglia artificiale, è un termine entrato nel gergo collettivo per identificare l’abbondanza di contenuti creati con la GenAI che popolano la Rete. Grande quantità e scarsa qualità: immagini palesemente artificiali, proporzioni sbagliate, assenza di prospettiva, colori saturi e irrealistici, volti dai tratti caricaturali, mani e piedi con qualche dito in più, e via dicendo. Un discorso simile vale per i testi generati dall’AI, che possono suonare scolastici, verbosi e privi di brio.

Proprio come la sbobba che riesce a saziare ma non appaga il palato, questi contenuti riempiono siti Web e soprattutto social network, aiutandi le aziende a risparmiare sull’ingaggio di creativi, autori ed esperti di marketing, e permettendo ai content creator di ottenere visualizzazioni senza il minimo sforzo. Va detto che la qualità e la verosimiglianza dei contenuti generati dall’AI stanno migliorando rapidamente, e quindi il rischio nel futuro vicino non sarà tanto quello di “brodaglia”, ma piuttosto quello di non saper più distinguere tra il vero e falso. Per ora, comunque, possiamo ancora riderci sopra.

I marketplace dei crediti di carbonio

Si potrebbe disquisire sul fatto che la compravendita di crediti di carbonio non sia una vera espressione di impegno per l’ambiente, quanto piuttosto una scorciatoia per una sostenibilità utilitaristica e di facciata. Disquisizioni a parte, l’articolo del Mit Technology Reviews mette i carbon marketplace tra i fallimenti del 2024, per un paio di ragioni pratiche. Le piattaforme per l’acquisto e lo scambio di crediti per la compensazione delle emissioni inquinanti vengono usate in modo sporadico e su base volontaria, quindi non rappresentano una soluzione sistemica. Nel corso dell’anno un paio di servizi di questo tipo, Nori e Running Tide, hanno chiuso i battenti. Inoltre, secondo l’articolo del Mit, la tecnologia alla base di questi servizi non è troppo solida né trasparente, e non sono mancati casi di truffe che hanno minato la loro credibilità. 

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