Oggi di virtualizzazione come scelta infrastrutturale a sé stante si parla un po’ meno, ma questa tecnologia è presente un po’ ovunque, nel calcolo e nelle reti, oltre a rappresentare uno dei presupposti del cloud computing. Red Hat sta continuando ad aggiornare la propria piattaforma OpenShift, con cui è possibile creare, distribuire e far scalare applicazioni di vario tipo. E la nuova versione 4.18 è tesa ad aiutare le aziende ad affrontare eventuali migrazioni o attività di “revirtualizzazione” o “devirtualizzazione”, come le chiama Gartner, sottolineando che si tratta di una delle tendenze tecnologiche di quest’anno.
I cambiamenti che hanno attraversato l’offerta di Vmware e il suo modello commerciale hanno certamente un ruolo, tant’è che di recente Red Hat ha anche presentato un nuovo motore di virtualizzazione teso a proporre un’alternativa. Tornando a OpenShift, la versione 4.18 introduce aggiornamenti “progettati per semplificare la gestione di macchine virtuali e container, fornendo alle imprese un’infrastruttura comune per realizzare i loro piani di AI generativa”, ha spiegato l’azienda legata a Ibm.
Le nuove funzionalità puntano ad aumentare la sicurezza, la semplicità e la flessibilità nella gestione delle applicazioni di ogni genere (tradizionali, cloud-native o di intelligenza artificiale), poggiate su macchine virtuali o racchiuse in container. Le novità, inoltre, a detta di Red Hat “ottimizzano il networking, semplificano la migrazione dello storage e snelliscono la gestione delle macchine virtuali”. Diventa più facile, in generale, adattare gli ambienti virtualizzati a eventuali cambiamenti di strategia.
“Molte organizzazioni si trovano di fronte alla necessità di decidere rapidamente come far evolvere la propria infrastruttura virtuale, arrivata ormai a un punto di inflessione”, ha commentato Mike Barrett, vice president and general manager, Hybrid Cloud Platforms di Red Hat. “Red Hat OpenShift risponde alle esigenze attuali di virtualizzazione e offre un percorso semplificato per la migrazione, consentendo alle aziende anche di guardare al futuro attraverso la modernizzazione delle applicazioni. Con Red Hat OpenShift, le imprese sono in grado di proteggere i loro investimenti tradizionali, adottando al contempo una piattaforma che consenta loro di passare senza problemi a un futuro di AI”.
Le novità di Red Hat OpenShift 4.18
Red Hat OpenShift 4.18 è è già in disponibilità generale, ma alcuni dei suoi nuovi strumenti sono ancora in anteprima tecnologica. Tra le novità·la funzione VM-friendly networking offre il supporto per casi d’uso di networking delle macchine virtuali comuni, Disponibile anche con OpenShift on Aws e Red Hat OpenShift Service on Aws, consente di disporre di opzioni di networking per le reti secondarie (simili a quelle principali on-premise) sul cloud di Amazon.
La funzionalità VM storage migration, disponibile come anteprima, permette di trasferire ininterrottamente i dati tra diversi dispositivi di archiviazione o classi di archiviazione anche mentre la macchina virtuale è in esecuzione.
Lo strumento Tree-view navigation, anch’esso in technology preview, permette di raggruppare le macchine virtuali in cartelle, mentre il logical grouping consente di navigare tra una VM e l’altra in un solo click.
Red Hat OpenShift 4.18 migliora anche le reti definite dall’utente grazie al Border Gateway Protocol, che aumenta la segmentazione e permette casi d’uso avanzati come l’assegnazione di IP statici alle macchine virtuali, la migrazione live e una maggiore multi-tenancy.
Red Hat ha anche voluto dare più libertà di scelta in merito al fornitore di cloud pubblico: ora OpenShift supporta le implementazioni bare-metal anche su Google Cloud e Oracle Cloud Infrastructure. Inoltre, Red Hat OpenShift Virtualization è ora disponibile come anteprima tecnologica su Oracle Cloud Infrastructure,
Non mancano novità riguardanti la sicurezza, come il driver Secret Store Container Storage Interface (ora in disponibilità generale), che permette la gestione delle credenziali e delle informazioni sensibili delle applicazioni in modo agnostico rispetto al vendor. I carichi di lavoro su Red Hat OpenShift possono accedere a secret manager esterni senza doverne memorizzare i secret sul cluster, e ciò rende la gestione delle credenziali più semplice e anche sicura (perché i cluster non hanno visibilità sui secret). Infine, Secret Store Csi Driver migliora le soluzioni complementari, come OpenShift GitOps e OpenShift Pipelines, consentendo loro di “consumare” secret da un gestore esterno in modo più sicuro.