29/04/2022 di Redazione

Le ambizioni di Open Hub Med, dal Mediterraneo verso il mondo

Il consorzio, creato nel 2016 per agevolare lo scambio del traffico nel bacino mediterraneo, si pone come ideale ponte per le comunicazioni fra Europa, Asia e paesi in via di sviluppo. Obiettivi e opportunità per il sistema-Paese vengono analizzate da Val

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La gestione del traffico Web passa in Italia per i cosiddetti Internet eXchange Point (Ixp), situati in diverse aree geografiche (Mix a Milano e Namex a Roma sono i più importanti). A essi si è affiancata da alcuni anni Open Hub Med (Ohm), una società consortile con sede operativa a Carini, nel palermitano, che si è posto fin dalle origini l’obiettivo di creare un punto di aggregazione delle dorsali di rete, per agevolare lo scambio del traffico nel bacino mediterraneo, di diversificare le tratte che collegano i punti di approdo dei cavi sottomarini in Sicilia con l’Europa, oltre a offrire servizi di interconnessione e peering ai Paesi del Mediterraneo.

La compagine societaria comprende realtà come Atomo Networks, Eolo, Fastweb, In-Site, Exa Infra/Gtt, Italtel, Mix (Milan Internet Exchange), Retelit, Supernap, VuChain e Rete Xmed (rete di imprese costituita da operatori del territorio siciliano). Alla base del servizio, c’è un data center, progettato da In-Site nel 2016, che oggi si estende per oltre 1.000 metri quadrati.

A presiedere Open Hub Med è Valeria Rossi, con la quale abbiamo cercato di capire come il consorzio si ponga rispetto allo sviluppo auspicabile di mercato di trasporto dati in Italia più competitivo

Open Hub Med è un consorzio a cui partecipano operatori e imprese interessate allo sviluppo dell’area quale polo delle telecomunicazioni nazionale ed internazionale, oltre al Mix. Quali sono le basi che ne stanno animando lo sviluppo e le relazioni con gli altri soggetti che operano in Italia su questo fronte, in particolare il Namex, che opera nella vostra stessa area territoriale?

Le basi che ne animano lo sviluppo sono legate al potenziale di traffico che può essere aggregato in Sicilia, area in cui insistono molti cavi sottomarini che provengono dal Nord Africa dal Middle East e oltre. La Sicilia, grazie alla vicinanza con  i mercati emergenti dei Paesi d’oltremare, è la regione del Mediterraneo ottimale per il miglioramento delle performance dello scambio traffico intra-operatori in termini di abbattimento delle latenze e di costi, con ricadute importanti anche a livello nazionale sia per l’apertura di un mercato di trasporto nazionale più competitivo che per l’opportunità di gestire in prossimità dati e processi computazionali, partecipando alle necessità di diversificazione dello storage dei dati e dell’erogazione di servizi cloud, elemento fondamentale per l’ affidabilità, la continuità e la sicurezza dei servizi. In questo la presenza del Mix, tra i primi Ixp nel Sud Europa, è garanzia non solo tecnicamente dal punto di vista dell’erogazione dei servizi di interconnessione, ma anche di neutralità rispetto agli operatori che sono presenti.

Il Namex sta cercando di ricalcare a Bari un modello analogo, con un interesse all’approdo di cavi sottomarini che provengono principalmente dalla Grecia e dai Balcani, ma anche valorizzata negli ultimi anni dal cavo Aae-1, che dalla Cina raggiunge Marsiglia e che in Italia, per il tramite di Retelit, approda a Bari. Aae-1 è per altro già presente in OHM in quanto prolungato per via terrestre all’interno delle nostre facility di Carini. L’iniziativa di Bari non è nuova e, ad onor del vero, già in passato analogo tentativo del Namex non ebbe successo. Ma i tempi ora sono diversi anche se ritengo che una sinergia con l’iniziativa di Ohm sarebbe molto più proficua ed avrebbe un risultato più certo. Lavorare con successo per uno sviluppo del Sud richiede giocoforza fare sistema: piccole iniziative spot, a mio parere, sono disgreganti e rischiano di creare rumore di fondo più che portare ad un successo, in un mercato che per crescere richiede invece la creazione di una massa critica di interessi e di risorse. Proprio per questo abbiamo già iniziato a parlato con Namex e spero che si trovi lo spazio per una forte collaborazione.

Come vedete la possibile creazione di unico soggetto nazionale, situazione che si profila per esempio in Francia, per ottenere più massa critica a livello internazionale?

È quello che anticipavo sopra, riferendomi a Ohm e all’iniziativa di Namex a Bari. È importantissimo che non si disgreghino le forze per aumentare l’interesse sia a livello nazionale che internazionale. Il mercato in cui ci muoviamo vede soggetti enormi: cito Equinix come esempio che è coinvolta in Liguria nel progetto di futuro approdo del cavo 2Africa, che dall’India fa il periplo dell’Africa e tocca nel prolungamento a Est  anche l’Italia a Genova. Si tratta di un esempio, ma ce ne sono altri. Competere con le risorse messe sul campo da questi soggetti è difficilissimo a maggior ragione se si portano avanti iniziative piccolissime e sparpagliate. Il Sud è una risorsa di tutto il Paese ed è in una posizione privilegiata, sarebbe un peccato non raggiungere l’obiettivo. 

Valeria Rossi, presidente di Open Hub Med

Quali sono i settori che possono spingere maggiormente la domanda e sostenere i vostri obiettivi di crescita nel breve e medio termine?

La ricetta per un polo delle telecomunicazioni rivolto a un ambito internazionale non può trascendere sicuramente dalla presenza in loco dei grandi fornitori di contenuti (gli Ott), delle Cdn (Content Delivery Networks) e dai fornitori di flussi streaming.  A questo si aggiungono naturalmente i servizi alle imprese ed ai clienti finali che richiedono prossimità sia nella loro erogazione che nella gestione dei dati. Quindi certamente da un lato si lavora in queste direzioni. Ma altrettanto importante è il considerare un data center come quello di OHM quale perfetto luogo di disaster-recovery per le aziende e per i servizi della Pubblica Amministrazione, segmenti  più a breve termine e che già hanno portato i loro frutti. 

Quanti sono i vostri clienti oggi, verso quali operatori/Isp state guardando maggiormente?

Oggi abbiamo circa 30 operatori presenti, tra operatori regionali e grandi operatori nazionali ed internazionali. Pur continuando ad operare per una maggiore presenza di operatori nazionali, le nostre strategie nel breve sono volte anche a portare in loco di operatori Tier-1 ed incrementare l'offerta del transito IP. 

Quali aspettative riponete nelle prospettive aperte dal Pnrr?

Stiamo già lavorando ad un progetto promosso all’interno del Pnrr volto alla creazione di un polo tecnologico in ambito Life Science in cui Ohm è il riferimento per la parte infrastrutturale e in partenariato sia con aziende private che enti di ricerca del territorio. Vedremo se in futuro si apriranno ulteriori possibilità, certo è che in relazione ai servizi della/per la PA, mi aspetterei che Ohm venisse attenzionato e preso in considerazione anche quale uno degli elementi associati al Piano Strategico Nazionale, ad esempio quale punto per la collocazione di sistemi per il cloud nazionale, sia per evitare il lock-in di pochi grandi soggetti, sia per valorizzare e far crescere il Sud che anche tramite iniziative come la nostra può trarne vantaggio proprio in termini di crescita economica e di sviluppo.

Come giudicate la crescita di presenza locale di grandi player come Google, Aws, Oracle (indirettamente)? Quali eventuali opportunità potrebbero aprirsi?

È un tema per certi versi delicato ma chiave nello sviluppo di un mercato che è per natura globale. Google, Aws ed aggiungerei anche Microsoft sono oggi il riferimento per il cloud pubblico a livello mondiale e la pervasività dei loro servizi a livello locale, che ha un forte significato tecnico, rappresenta certamente una forte spinta per sviluppo nelle aree in cui sono presenti. Noi, con il supporto dei soci, stiamo lavorando per riuscire a creare le condizioni necessarie, in termini di massa critica, affinché possano essere presenti nel nostro data center che, per i livelli di affidabilità e connettività da loro richiesti, sarebbe già pronto per ospitarli. È chiaro che sarebbe auspicabile la compresenza di altri soggetti che spezzino, mi lasci dire, l’oligarchia della gestione dei dati a mio parere troppo concentrata in questi pochi grandi. Si tratta di un tema ampio ma è importante considerarne gli aspetti legati alla sovranità dei dati, alla diversificazione dei servizi, all’autonomia da pochi grandi soggetti, e non ultimo alla crescita del know-how delle nostre imprese (e di quelle europee) che si rischia di perdere se veicolato solo all’interno di pochi. Questi sono i paradigmi di Internet e del suo funzionamento che ne hanno dimostrato la validità: creare isole funzionali seppur così grandi su un’infrastruttura di per sé fatta per metterne a fattor comune molte è perdere valore.  

Voi siete un punto di riferimento per il Sud del Paese. Cosa occorrerebbe migliorare a livello di sistema-Paese per consentirvi di acquisire maggior peso?

Sicuramente una maggiore collaborazione tra tutti i soggetti che operano nel Sud, a partire anche da sinergie con importanti operatori a livello nazionale non già presenti nel consorzio, e poi una maggiore attenzione da parte delle istituzioni con investimenti ad hoc che consentano la creazione di infrastrutture aggiuntive utili a catturare gli interessi degli operatori di oltremare. Sono convinta che la nostra realtà, unica nel suo genere nel Sud Italia, debba essere supportata, perché unica iniziativa concreta in grado di creare in Italia un bipolo delle telecomunicazioni Milano-Palermo che renderebbe l’Italia uno dei Paesi chiave nelle direttrici del traffico internazionale, con tutto ciò che deriverebbe in termini di sviluppo del Paese e di valore e peso in ambito Europeo. Nessun’altra iniziativa nell’area ha le caratteristiche di apertura e neutralità che noi garantiamo e che è elemento essenziale per un Hub internazionale, dimostrato nei fatti dal grande polo di Marsiglia dove oggi è deviato il più del traffico che potrebbe invece essere gestito in terra italiana.

 

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