30/01/2017 di Redazione

Toshiba, memorie in vendita per tenere a galla il nucleare

Il business energetico dell’azienda non produce utili dal 2013. Il gruppo nipponico sta cercando di cedere almeno il 20% di quote del business delle soluzioni di storage flash, valutato complessivamente 13 miliardi di dollari. In prima fila probabilmente

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Toshiba è nei guai con il nucleare e, per fare cassa, sta cercando un compratore del proprio business delle memorie flash. O, almeno, di una parte. La quota messa in vendita dalla multinazionale è al momento pari al 20 per cento, di una divisione che è tra le più redditizie all’interno del gruppo. L’obiettivo di Toshiba è incassare circa 1,7 miliardi di dollari grazie alla transazione. Ma non è detto che la società giapponese decida in futuro di scorporare completamente la sussidiaria, in modo da riequilibrare i traballanti conti del nucleare. Lo scorso dicembre l’azienda aveva già annunciato una probabile svalutazione degli asset nucleari statunitensi, gestiti dalla controllata Westinghouse. Un’operazione da oltre quattro miliardi di dollari (c’è chi dice addirittura sei), che aveva mandato a picco il titolo causandone un ribasso del 40 per cento.

Il business energetico del conglomerato nipponico non risulta essere in attivo dal 2013. A differenza invece di quanto accade con l’elettronica, settore in cui Toshiba, tra alti e bassi, risulta avere ancora le spalle larghe. Malgrado l’abbandono nel 2015 dell’allora Ceo, Hisao Tanaka, il quale lasciò la poltrona per aver ammesso una serie di irregolarità fiscali che nel corso di sette anni avevano gonfiato di quasi 152 miliardi di yen (più di 1,1 miliardi di euro) i profitti del gruppo.

Ad oggi Toshiba è il secondo produttore di memorie flash al mondo, con circa il 20 per cento di quote, e si posiziona dopo Samsung (36,6 per cento di market share): i suoi asset in questo campo sono valutati dai 9 ai 13 miliardi di dollari. Nel 2016 la divisione ha generato vendite per oltre 7,3 miliardi di dollari e ricavi per 957 milioni. Secondo Reuters, tra i potenziali investitori dovrebbero esserci vari fondi di private equity, tra cui Permira e Silver Lake, la Banca dello sviluppo giapponese e probabilmente anche Western Digital.

 

 

Wd ha rilevato Sandisk nel 2015 per 19 miliardi di dollari ed è così entrata a piedi pari nel mercato delle memorie Nand. Sandisk ha da tempo una partnership in atto proprio con Toshiba: una possibile acquisizione delle quote nipponiche creerebbe così un nuovo colosso dello storage flash in grado far sentire il fiato sul collo a Samsung. L’obiettivo del conglomerato di Tokyo è chiudere la transazione entro la fine di marzo, quando si concluderà il suo anno fiscale.

 

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